“Come Chiesa locale ci troviamo di fronte a molti profondi cambiamenti e quindi abbiamo bisogno di un momento di pausa. In mezzo a tutte le questioni importanti che sono attualmente all’ordine del giorno, non dovremmo concentrarci sull’‘ancora più avanti’ e ‘ancora di più’, ma andare in profondità, cercare il centro. Appunto, prendersi del tempo per ciò che è veramente importante”. Lo ha affermato questa mattina il vescovo di Bolzano-Bressanone, mons. Ivo Muser, nella relazione programmatica con cui ha aperto il convegno pastorale all’inizio del nuovo anno pastorale. Per la Chiesa altoatesina il 2020/21 non sarà un anno di nuovi progetti ma impegni essenziali per cui “darsi il tempo”, secondo il tema annuale: la famiglia e i giovani, il percorso della Cresima, una spiritualità vissuta, la pastorale della salute e del lutto, le celebrazioni liturgiche, la formazione.
Il vescovo ha rimarcato un’altra questione: la pandemia “ci ha mostrato l’urgenza di una nuova pastorale per la salute e il lutto. I nostri sacerdoti continuano a fare un lavoro importante in tal senso. Non parliamo mai abbastanza di questa pastorale concreta e silenziosa, che non fa notizia. La cura pastorale dei malati, degli anziani, dei moribondi, delle persone in lutto non può e non deve essere delegata al solo parroco. Deve essere la preoccupazione di tutta la comunità parrocchiale”.
Muser ha anche illustrato le recenti nuove linee guida per la liturgia nelle unità pastorali e ha invitato a “darsi tempo” per “l’educazione, la formazione”. Non poteva mancare un passaggio sul futuro delle parrocchie e sulla realtà che cambia il ruolo di sacerdoti e laici e provoca insicurezze: “Nasce la tentazione di definire i ruoli nella concorrenza reciproca e nella polarizzazione. Uno sguardo onesto ai nostri limiti ci aiuta molto. I team pastorali non sono una panacea” o “la soluzione perfetta”, ha affermato il vescovo, ma “un modesto tentativo di andare avanti con i mezzi e le risorse di cui disponiamo oggi”.