Si riparte. Dopo la lunga quarantena, seguita dai consueti affanni della programmazione estiva, le sale cinematografiche si rimettono in gioco nella nuova stagione cinema. Calcio di inizio è stato il kolossal “Tenet” di Christopher Nolan e ora nei cinema arrivano anche i primi titoli della 77a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia. Da giovedì 17 settembre sono infatti disponibili: il biopic drammatico-rock firmato da Susanna Nicchiarelli “Miss Marx”; il documentario “Notturno” di Gianfranco Rosi, viaggio accanto agli ultimi nelle terre vessate dal conflitto in Medio Oriente; il dramma familiare-esistenziale “Le sorelle Macaluso” di Emma Dante; e ancora, dalla 14a Festa del Cinema di Roma, la commedia drammatica “Il meglio deve ancora venire” di Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte. Ecco il punto sulle uscite della settimana con la Commissione nazionale valutazione film Cei e l’agenzia Sir.
“Miss Marx”
Era data come favorita per la miglior regia a Venezia77, e il premio sarebbe stato assolutamente meritato. Parliamo della regista romana Susanna Nicchiarelli, che ha scritto e diretto “Miss Marx”, riuscita e potente opera sulla figura di Eleanor Marx, terza figlia del filosofo tedesco Karl Marx e attivista per i diritti dei lavoratori e delle donne nell’Inghilterra vittoriana. La Nicchiarelli – apprezzata per le sue precedenti opere tra cui “Cosmonauta” (2009) e “Nico, 1988” (2017) – compone un ritratto nel contempo forte e sofferto di Eleanor Marx, su cui grava il peso di un’eredità intellettuale ingombrante. Sulla scena pubblica Eleanor (una intensa Romola Garai) si batte a voce grossa per i diritti degli invisibili, sposando pienamente le idee socialiste del tempo, mentre nella vita privata dimostra non poca fragilità e incertezza nella relazione con il drammaturgo Edward Aveling (Patrick Kennedy). Al di là della puntuale ricostruzione storica quello che emerge con chiarezza dal film “Miss Marx” è la qualità della regia di Susanna Nicchiarelli, così robusta, presente e con una chiara idea di cinema: l’autrice romana non lascia nulla al caso, ma cesella il racconto con soluzioni visive incisive e vigorose, puntellandolo con scariche di musica punk-rock che danno un twist intrigante e attuale al tutto. Dal punto pastorale il film “Miss Marx” è da valutare come complesso, problematico e adatto per approfondimenti storici. In ambito educativo, è consigliato un accompagnamento.
“Notturno”
Altro grande protagonista a Venezia77 è stato Gianfranco Rosi, che al Lido ha presentato il documentario “Notturno”, un film denuncia che richiama all’attenzione dello spettatore la condizione di quell’umanità che abita i territori martoriati dalla guerra in Medio Oriente, dove serpeggia ancora la minaccia dell’Isis ma non solo. Lo sguardo di Rosi non è diretto al fronte, bensì ai civili, a coloro che resistono e provano a immaginare un’idea di futuro: famiglie, pescatori, pazienti di un ospedale psichiatrico, detenuti o madri in lutto per i figli strappati via dalla violenza; e ancora, bambini che ritornano a scuola in cerca di domani. Encomiabile pertanto è l’impegno di Rosi, questo suo guardare la realtà, i volti di chi è bloccato in quel limbo di attese e risposte. Il regista si serve nuovamente di uno stile quasi neorealista, il più volte citato pedinamento zavattiniano; Rosi si muove come un viandante verso gli avamposti umani più disgraziati e dimenticati, mostrando le ferite del presente, di chi vive ai margini. Il suo sguardo pertanto appare profondamente spirituale, dando parola e voce agli ultimi. Il suo è un cercare la verità, mettendola in racconto senza filtri e con poesia, come fatto anche nelle precedenti opere “Sacro GRA” (Leone d’oro a Venezia nel 2013) e “Fuocoammare” (Orso d’oro al Festival del Cinema di Berlino nel 2016). Dal punto di vista pastorale il film “Notturno” è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
“Le sorelle Macaluso”
Alla Mostra del Cinema della Biennale di Venezia ha lasciato un segno anche Emma Dante con il suo “Le sorelle Macaluso”, trasposizione cinematografica della sua omonima pièce teatrale. Un film che segna il ritorno alla regia cinematografica per la Dante dopo il riuscito esordio “Via Castellana Bandiera” nel 2013. La regista palermitana racconta la storia di cinque sorelle siciliane e del loro cambiamento nel tempo, a partire da un’estate in cui tutto precipita a seguito un tragico incidente. Assistiamo dunque a tre diverse stagioni della vita: l’infanzia, abitata dal sogno e dalla spensieratezza, dove i colori e le musiche dell’estate sprigionano euforia e voglia di mordere il domani; l’età adulta, dove i sogni sbiadiscono lasciando il posto a responsabilità e rimpianti, insieme al desiderio rabbioso di poter cambiare corso alle cose; infine, gli anni della vecchiaia, passaggio in cui la rabbia si spegne e lascia il posto a nostalgia e ricordi. La casa di famiglia, dove tutto comincia e finisce, diventa lo spazio di un conflitto permanente, nel quale si rispecchiano ansie, speranze e crudeli delusioni. Lo stile è aspro, graffiante; la Dante rappresenta questa storia fatta di sentimenti brucianti e ricordi agrodolci in maniera vibrante e poetica, coniugando gli scontri verbali tra le ragazze con raccordi densi di tenerezza. Le figure genitoriali non compaiono, ma aleggiano come presenze sullo sfondo; a dominare e riempire la scena sono solo loro, le ragazze, con la loro smodata vitalità, delusioni e rimpianti. Dal punto di vista pastorale il film “Le sorelle Macaluso” è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.
“Il meglio deve ancora venire”
Ultima proposta della settimana, ma non meno importante, è la commedia con pennellate drammatiche “Il meglio deve ancora venire” (“Le meilleur reste à venir”, 2019) di Matthieu Delaporte e Alexandre de La Patellière, altra coppia artistica del cinema d’Oltralpe al pari di Olivier Nakache ed Éric Toledano (“Quasi amici”, 2012). Presentato alla 14a Festa del Cinema di Roma, “Il meglio deve ancora venire” racconta la storia di una grande amicizia insidiata dalla minaccia della malattia. Come hanno sottolineato bene i due autori: “è un film sull’amicizia e sulla morte, ma è soprattutto, speriamo, una divertente celebrazione della vita, con tutto quello che essa possiede di crudelmente ironico e di terribilmente bello”. La storia: Arthur e César – i bravissimi Fabrice Luchini e Patrick Bruel – sono due amici di vecchia data; a causa di un equivoco, arrivano alla reciproca conclusione che l’altro sia malato terminale. Da qui prende il via un sequela di vicissitudini, tra riflessioni toccanti e gag sarcastiche. Parlando di morte, il film in realtà compone un efficace inno alla vita, dove l’amicizia occupa un ruolo centrale e determinante. Lo stile narrativo è di grande fascino, puntando su un copione ben scritto e dinamico nonché su interpretazioni incisive. Nel complesso, l’opera raggiunge anche picchi di sincera emozione, soprattutto nel finale. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e per dibattiti.