Epifania del Signore

Is 60,1-6; Ef 3,2-3a.5-6; Mt 2,1-12

Una lunga lista di nomi apre il Nuovo Testamento; è la genealogia di Gesù. Chi porta la buona notizia non cade dal cielo come un semi-dio della mitologia greca. È figlio di una lunga storia di un popolo e quei nomi sono la somma delle generazioni. La nascita di Gesù è raccontata attraverso gli occhi di Giuseppe che riconosce la presenza del Dio-con-noi nei fatti inattesi che toccano Maria, sua sposa. Poi Matteo racconta la prima visita al Bambino, ricca di simbolismi. È anche per noi la domanda: dove trovare il Dio-con-noi?

I Magi venuti dall’Oriente, strani personaggi, anonimi nonostante il titolo; forse sacerdoti che studiavano le stelle, certo stranieri. Agostino li paragona ai pastori: "I magi erano le primizie dei pagani, noi siamo il popolo dei pagani. […] Si è manifestato ai primi [i pastori], benché non fossero dotti, e agli altri [i Magi], benché non fossero giusti" affinché anche noi fossimo non più pellegrini e ospiti ma concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio.

I Magi nelle prime pagine del Vangelo di Matteo, ma l’incontro con tutti, senza alcuna esclusione, sarà lo stile di Gesù, anzi sarà lui a cercare gli agnelli dove si trovano, lui che era conosciuto come "amico dei pubblicani e dei peccatori".

I Magi erano Re? Erano tre? La tradizione li ha pensati così per il Salmo 72: "A lui tutti i re si prostreranno, lo serviranno tutte le nazioni" e per i tre doni citati, quasi che ognuno avesse portato un singolo dono.

Noi, popolo di pagani che vive, come i Magi, in terre lontane. La nostra condizione è quella di chi è scoraggiato per il peccato e avverte la grande distanza che lo separa da Dio. Preghiera e poesia ci accompagnano a contemplare e ad incontrare il Dio-con-noi. "Tu sapessi cosa mi costi in rimorsi / e quanto io a te costi per grazia: / che la gara non si interrompa: / Io a pentirmi / e tu a usarmi pietà / pure se necessità è per me / il fallire / e per te, / continuare a perdere.
Così ti penso: un Dio / sempre esposto a follie, / ad accontentarsi di come siamo, / a perdere sempre: / o Luce incandescente / e pietosa / se tu sopporti / ciò che io sono / anch’io per te sopporto / di non sparire".
(David Maria Turoldo)

I Magi giunsero a Gerusalemme, centro della terra della presenza di Dio in mezzo al popolo. E chiedono: "Dove è il re?" Lo cercano perché vogliono "adorarlo". Sono loro che, avendola ricevuta dalla stella, portano – a Gerusalemme! – la notizia della nascita del Re. Anche Gerusalemme attende la venuta del Messia, Re come Davide, e ne conosce il luogo della nascita, Betlemme. Tutti lo sanno e nessuno si muove!
Epifania, festa di luce, di annuncio e di incontro. Cosa fare? La testimonianza della prima comunità cristiana riportata nella Lettera a Diogneto dice che "i Cristiani non sono distinti dagli altri uomini né per territorio, né per lingua, né per modi di vivere […] Abitando in città greche o barbare ed adattandosi agli usi del paese nel vestito, nel cibo e in tutto il resto del vivere, danno l’esempio di una loro forma di vita sociale meravigliosa che, a confessione di tutti, ha dell’incredibile. Abitano la loro patria, ma come gente straniera […] Ogni terra straniera è patria per loro e ogni patria è terra straniera […] Dimorano sulla terra, ma sono cittadini del cielo […] La felicità non consiste nel dominare sul prossimo, né nel voler essere da più di coloro che sono più deboli, né nell’essere ricco e nel fare violenza agli inferiori; non si può imitare Dio con queste azioni, anzi, queste sono contrarie al suo modo di essere grande. Ma colui che carica sulle spalle il fardello del prossimo e cerca, in quelle cose in cui è superiore, di fare il bene dell’inferiore, costui è imitatore di Dio. Allora, pur trovandoti in terra, ti sarà dato di vedere che Dio regna nel cielo". E sarà anche per noi epifania, incontreremo Gesù Cristo, l’Emanuele che è nato. Anche noi siamo venuti per adorarlo!

Angelo Sceppacerca