Maria SS.ma Madre di Dio

Nm 6, 22-27; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21

Dopo il Figlio, oggi sguardo e cuore sono su Maria, Madre di Gesù Dio. È di ogni nascita il protagonismo del figlio e della madre; ancor di più in questa nascita unica e straordinaria: una vergine partorisce il Figlio di Dio e ne diviene Madre.

Quarantadue anni fa Paolo VI ha scelto questo giorno per farne la Giornata mondiale della pace, perché occorrono tutta la gioia e tutta la festa del mondo per convincerci che il dono della pace è essenziale alla fraternità degli uomini. Chi lo può più di Maria, regina della pace, che ci ha donato Cristo "nostra pace"? Maria è sempre in rapporto al Figlio.

Dopo la voce degli angeli, i pastori andarono alla grotta e trovarono quella famiglia irripetibile: un giusto, una vergine, il figlio di Dio. E riferirono che era stato loro detto che quel bambino era il Salvatore e il Cristo Signore. Finora Maria e Giuseppe erano i soli a conoscere il mistero di quel Figlio. È ancora una volta Dio a rivelarlo a gente umile e semplice, mansueta come le pecore custodite.

Maria osserva tutto e tiene nel cuore. Anche lei impara e comprende dalla fede dei pastori; sa conservare nel cuore ciò che avviene, sa crescere nella fede dei più umili, sa tacere per ascoltare i semplici e perfino i peccatori. Maria è attenta ai messaggi e ai significati e li tiene in cuore meditandoli. Lo farà sempre, anche dopo lo smarrimento di Gesù. Il silenzio di Maria aveva colpito l’evangelista Luca che di lei intuisce la capacità di cogliere il senso profondo delle vicende, ma anche di contemplare in esse l’orma del Padre. Per questo la gioia di Maria è incontenibile e si manifesta come adorazione e ringraziamento. Questo è il "Magnificat"!

Anche Paolo parla di Maria e la dice essenziale alla salvezza perché il Figlio di Dio è nato da donna per darci l’adozione a figli. Quel "nato da donna" è l’unico cenno paolino su Maria; unico, ma non secondario, perché il Figlio ha preso carne e sangue nel seno di quella "donna". Senza di lei il Cristo non sarebbe venuto in mezzo a noi e noi non saremmo diventati "figli di Dio".

Come Maria, anche noi dobbiamo meditare e conservare in cuore queste testimonianze grandiose sulla sua maternità che si estende a tutti perché è anche "Madre" di tutti i credenti. In lei, finalmente, si può trovare e avere pace, perché è svelato il volto paterno di Dio, l’Abbà da poter invocare sempre, anche nelle ore d’agonia, come Gesù nell’orto.

Se Abbà è il nome del Padre, Gesù lo è del Figlio: Jeshu’ah, ad indicare la liberazione, la salvezza, l’aiuto, il soccorso. Per ora è solo un bambino in una mangiatoia, che ha bisogno di aiuto, di soccorso, di ospitalità, eppure i pastori vedono in lui ciò che è stato annunciato dall’angelo, Jeshu’ah.

Angelo Sceppacerca