II Domenica di Avvento

Is 11,1-10; Rm 15,4-9; Mt 3,1-12

Giovanni il grande. Il Vangelo oggi lo mostra incastonato nel progetto della storia della salvezza. Giovanni è grande, per le parole profetiche che lo avevano annunciato e per quelle da lui stesso gridate, nel deserto, con forza di fuoco e di vento! Il luogo della sua predicazione è il deserto, vasto spazio di penitenza, ma anche lungo itinerario dei padri verso la terra promessa, in quaranta anni vissuti tutti nelle mani della paziente bontà di Dio che li ha nutriti, dissetati, condotti, illuminati, ammoniti e puniti, sostenuti e salvati.

Convertitevi, mutate pensiero, fate penitenza, cambiate condotta. È possibile se si parte dalla consapevolezza di essere bisognosi di salvezza a causa della nostra radicale inadempienza di fronte alla santità di Dio. Convertirsi sentendosi poveri: unendo umiltà a speranza, confessione dei peccati ad attesa di salvezza. Nel deserto non ci si passa; ci si trova.

Giovanni Battista in quattro parole: prima, senza, giustizia, ricerca.

Prima. Lui è il precursore, quello venuto prima. Prima nell’esperienza di molti discepoli, prima nel tempo del ministero, prima nella storia della salvezza, concepito e venuto alla luce sei mesi prima di Gesù. Così siamo anche noi cristiani, primizie della creazione nuova, pionieri di un mondo nuovo, annunciatori di qualcuno che continua a venire. Anche a noi la missione della praeparatio evangelii, lavorare perché le strade del Signore che viene siano pronte, agibili, senza buche e senza dossi.

Senza. Il legame tra Gesù e Giovanni è indissolubile. Come puoi separare la voce dalla persona? Senza Gesù non ci sarebbe Giovanni, senza Giovanni non ci sarebbe stato Gesù. Anche per noi. Possiamo esistere senza il Signore Gesù? Può un uomo vivere senza Dio e definirsi senza riferirsi a Lui? È la dimensione umana dell’annuncio cristiano: senza il Dio di Gesù Cristo non sappiamo dire che cosa è l’uomo. E di seguito: la vita di ognuno è legata a quella degli altri; siamo definiti dal rapporto con i fratelli e le sorelle, da chi abita la terra e la storia che anche noi abitiamo.

Giustizia. Alle folle Giovanni chiedeva di dare una tunica e dar da mangiare; ai pubblicani di non esigere troppo, ai soldati di non maltrattare, a tutti la giustizia. Giovanni è esigente. La giustizia esige lavori, è pratica, concreta, si fa, risponde a domande precise, che dobbiamo fare? E le risposte sono altrettanto chiare: condivisione, legalità e non violenza. È la conversione che porta frutto.

Ricerca. Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere di Gesù, gli manda i discepoli a porgli domande. Il volto di Giovanni è scavato dalla vita rude e dall’ascesi radicale. Ha i tratti di chi cerca, di chi aspetta che giunga la speranza d’Israele. La ricerca di Giovanni è più affascinante di quella di Siddharta, più nuda di quella di Diogene. Una ricerca totale e mai finita, pronta sempre all’imprevisto di Dio. Anche noi lo attendiamo, insieme ai poveri e agli oppressi del mondo, agli infermi e ai sofferenti nei letti di ospedale, ai calpestati nei diritti, ai perseguitati per la fede, ai nuovi martiri cristiani.

Angelo Sceppacerca