“Le sanzioni sono ingiuste e disumane. Invito quei Paesi che le hanno imposte a rimuoverle ora che siamo in piena pandemia. Diversamente avranno sulla coscienza tanti morti dei quali dovranno rispondere davanti a Dio”. A denunciarlo è padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa, che al Sir fa il punto sulla situazione in Siria. “Oggi curarsi in Siria, dove si combatte da 10 anni, è molto difficile anche a causa delle sanzioni economiche imposte da Usa e Ue. Il Coronavirus è una delle tante difficoltà che i siriani affrontano ogni giorno per sopravvivere. Basti pensare che per reperire medicinali la popolazione deve spesso ricorrere al mercato nero”. Nel Paese in guerra da 10 anni, la metà della comunità francescana, 15 frati in totale sparsi in 9 parrocchie in tutto il territorio, sono stati contagiati dal Covid e due di loro, padre Edward Tamer, 83 anni, e padre Firas Hejazin, 49 anni, son morti nelle scorse settimane. “Oggi i frati sono tutti guariti e tornati alle loro attività pastorali” dice il Custode. Un modus operandi che, spiegano dalla Custodia, ricorda quello dei secoli scorsi quando, durante le epidemie di peste, i francescani si imponevano delle misure precauzionali per limitare il contagio, come il ‘rinserro’ in convento. Fuori restavano solo il parroco e il collaboratore parrocchiale, chiamati in gergo gli “esposti”, perché correvano più degli altri il rischio di contrarre la malattia e morire. Secondo l’archivio custodiale sono 407 i francescani morti di peste dal 1619 fino ai giorni nostri. A loro, dichiara padre Patton, “vanno aggiunti anche padre Tamer e padre Hejazin. Per continuare questa missione a fianco della popolazione padre Patton dice di “confidare molto” nella prossima Colletta per la Terra Santa del 13 settembre. Dal Custode anche un pensiero al Libanoin grave crisi economica e sociale. “Bisognerebbe che l’Europa fosse un po’ più presente in Medio Oriente e in Libano con progetti di sviluppo e proposte concrete per la riduzione del debito. Senza l’aiuto dell’Europa il Libano potrebbe trovarsi in balia di altri poteri. È pericolosissimo lavarsi le mani pilatescamente della situazione in Medio Oriente da parte dell’Europa. Se l’Ue è in grado di istituire un Recovery Fund per i suoi Paesi membri lo potrebbe fare anche per aiutare i Paesi più in difficoltà in Medio Oriente”.