Domenica 31 ottobre

Sap 11,22-12,2; 2Ts 1,11-2,2; Lc 19,1-10

Gesù sta andando a Gerusalemme. Oggi è a Gerico. Alle sue porte aveva incontrato un cieco che, affermando la sua fede, recupera la vista. Due città messe dinanzi alla scelta se accogliere o respingere, nella visita del Figlio di Davide, la salvezza. A Gerico entra in scena Zaccheo, un personaggio strepitoso, ben diverso dal cieco e dagli altri incontrati sulla strada verso Gerusalemme. Zaccheo non è virtuoso, non gli interessa né la Legge di Dio né la vita eterna. È il ricco capo dei pubblicani e, per vedere questo Gesù, gli basta salire sui rami di un sicomoro, a debita distanza. Da questo balcone, invece, è lui stesso visto da Gesù che gli fa fretta di scendere "perché oggi devo fermarmi a casa tua".Dinanzi alla fede del cieco, il miracolo pare scivolare nella semplicità di una dichiarazione: "Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato". Per ridare sangue al cuore del ricco, è necessario che Gesù si fermi a casa sua. Zaccheo è toccato: scende in fretta e pieno di gioia dal suo albero. Gesù, passando, alza lo sguardo perché "ha sentito" Zaccheo. Non nella voce, ma nel desiderio. E gli si offre ospite a casa, familiare, intimo, amico. Zaccheo scende ed è già cambiato. Fa i conti in modo nuovo: dà invece di ricevere e guadagna perdendo.Sale la mormorazione della folla contro l’incauto gesto del Signore che ha scelto di entrare in casa di un peccatore. Zaccheo non si mette soggezione e appiana ogni polemica con una grande restituzione, non solo verso i tartassati, ma anche verso i colpiti da una povertà di cui lui stesso si sente responsabile perché peccatore.La dichiarazione di Gesù è il succo del Vangelo: se cambi il cuore, riacquisti la vista e riconosci in ogni uomo il fratello figlio dello stesso Padre. Questa è l’antica promessa depositata nella storia dell’umanità fin da Abramo, custodita dai padri ebrei fino ad oggi quando, a Gerico, sotto un sicomoro, passa il Messia di Dio e si ferma e chiede di entrare in casa di chi si sente perduto.Ho conosciuto anch’io "Zaccheo", un negoziante di elettrodomestici, già quattro volte in Sri Lanka, a costruire casette per i pescatori spogliati dallo tsunami. Come Zaccheo, sente parlare in giro, raccontare, ma vuole vedere di persona. L’ho visto dare, più volte e senza enfasi. Fa tante domande solo per sapere di più di Gesù e del suo Vangelo. Non gli manca nulla di Zaccheo, a cominciare dalla statura. A Zaccheo manca qualcosa di M. il travolgente umorismo napoletano. E manca la caffettiera di M., nuova ad ogni viaggio perché alla fine, puntualmente, resta in altre mani.Angelo Sceppacerca