A cento anni dalla nascita del padre gesuita Nazareno Taddei, mons. Dario Edoardo Viganò, vice-cancelliere della Pontificia Accademia delle scienze, dalle colonne de L’Osservatore Romano di ieri dedica un ricordo al sacerdote regista e teorico del cinema al quale nel 2005, in qualità di presidente dell’Ente dello Spettacolo, Viganò aveva consegnato il Premio speciale Robert Bresson. Il gesuita, autore negli anni Sessanta di importanti libri come “Trattato di teoria cinematografica”, “Lettura strutturale del film” e “Giudizio critico del film”, soffrì molto per la polemica sorta intorno alle sue recensioni del film “La dolce vita” di Fellini, che fin dall’inizio divise la critica e fu “sconsigliato” dal Centro cattolico cinematografico, poi confluito nell’Ente dello Spettacolo. La consegna del Premio, il 24 novembre 2005 al monastero di Santa Scolastica, fu “un vero e proprio momento ecclesiale con la presenza dell’arcivescovo Francesco Cacucci e del vescovo Farina”, ricorda Viganò. “Poteva apparire un momento celebrativo di una persona che certamente aveva segnato la storia della presenza della Chiesa nel mondo della comunicazione – scrive Viganò -, ma il valore di quel momento al monastero di Santa Scolastica doveva ancora essere svelato. E lo sarà proprio dalle parole di Taddei, quell’eco ha segnato una novità rispetto alla lettura delle incomprensioni e contrapposizione nella Chiesa rispetto al film ‘La dolce vita'”. “Con questo premio – aveva detto nel suo intervento il gesuita – è stato fatto crollare un muro di incomprensioni e di diffidenze che c’era tra due Enti dedicati allo stesso scopo, nello stesso nome di Cristo che non potevano collaborare… uno dell’autorità ecclesiastica, l’Ente dello Spettacolo, e l’altro dell’autorità religiosa, almeno dalla Compagnia di Gesù”. Taddei collaborò con la Rai a partire dagli inizi degli anni Cinquanta. Nel 1953 ricevette, dall’allora cardinale di Milano Schuster, l’incarico di curare le trasmissioni della Rai di Milano e se ne occupò fino al 1960. Per Francesco Casetti, (Università Cattolica), l’intuizione del gesuita fu che “il cinema è anche e soprattutto linguaggio”. Taddei “mette in luce non solamente la differenza tra l’immagine e la ‘cosa rappresentata’, ma mette in gioco l’intero quadro di quello che si può chiamare il processo di significazione. Dunque il cinema come linguaggio e processo di significazione che il cinema riesce a sviluppare”.