Domenica 27 giugno

1Re 19,16.19-21; Gal 5,1.13-18; Lc 9,51-62Il Vangelo commuove quando lo capisci oppure quando lo vedi vissuto. E lo capisci soprattutto se lo vedi vissuto. I santi e i testimoni, di ieri e di oggi, servono anche a questo. Così, rispondere alle chiamate di Gesù, vivendo dietro a lui senza avere dove posare il capo, è il modo più efficace per annunciare il Regno di Dio, mostrandolo presente in mezzo a noi, coinvolto nelle nostre vicende, personali e collettive.Gesù si dirige decisamente verso Gerusalemme e i samaritani gli negano l’ospitalità proprio perché rifiutavano il tempio di Gerusalemme. Appena prima aveva mostrato un bambino come misura della sua umiltà e mitezza. Significa che il cammino per salire a Gerusalemme si fa con umiltà. La domanda dei discepoli, che aveva mandato davanti e che dinanzi al rifiuto invocano fuoco e guerra, non è banale, tantomeno lo è il rimbrotto del Signore che non viene accolto. Gesù li sgrida, cosa molto rara. Lui sgrida i demoni o le potenze (l’acqua, il vento), mai i peccatori o le prostitute; questa è la sola volta che si arrabbia per la mancanza di mitezza dei discepoli. Ed è questa che serve alla sequela in risposta alla chiamata. Il giudizio avviene già con l’annuncio e la testimonianza del Vangelo che viene portato al cuore degli uomini, mettendo ognuno di fronte alla scelta del dono. Sembrano parole ma dette dinanzi alla bara di un cristiano, di un prete, di un vescovo sgozzato come un agnello, suonano di un altro mondo, capaci di fare un altro mondo.Gesù non lascia seppellire i morti perché con lui si semina la vita e ha fretta perché a Gerusalemme si fa la pasqua di resurrezione. Non si tratta d’impedire di seppellire i morti, ma di presentare al Cielo chi ha terminato l’esodo, chi ha fatto pasqua e ora passa dalla morte alla vita. Anche i nostri genitori. A Gesù non si può anteporre nulla, né si può guardare indietro; il cammino dei piccoli è spedito e lieto.
L’insegnamento di Gesù è un esodo, un viaggio fatto non nello spazio, ma nel tempo e oltre, verso la vita eterna. In questo cammino la povertà dei nidi e delle tane sta a dire che non si è mai arrivati e ogni casa, ogni capanna e ogni palazzo è abitato da fratelli e sorelle. La vita cristiana è un viaggio senza fine nel mistero di Dio.Angelo Sceppacerca