Domenica di Pentecoste

At 2,1-11; Rm 8,8-17; Gv 14,15-16.23-26"Voi mi chiamate Maestro e dite bene". Così Gesù agli apostoli. Dunque, Gesù è maestro, insegna cose vere e necessarie per la vita e per la salvezza. Ora, prima di tornare al Padre, annuncia un nuovo maestro, lo Spirito, che non solo sarà vicino ai discepoli, ma proprio "dentro" ciascuno di loro. Se Gesù era "con" e "tra" gli apostoli e i discepoli, lo Spirito sarà "in" noi, più intimo a noi di noi stessi. È solo a questa profondità, infatti, che si raggiunge la fonte della Parola, laddove essa – Verbo di Dio – scaturisce dal seno del Padre. È la vertigine della fede, l’intimità di Dio stesso, il suo nucleo incandescente.Se "sapienza" è l’altro nome dello Spirito, l’umiltà è l’unica moneta capace di acquistarne, perché il timore di Dio è l’inizio della Sapienza. La sapienza di cui si parla non è la conoscenza presuntuosa, ma il sapore di Dio nella storia e nella vita di ogni giorno. Lo Spirito di Sapienza è il respiro di Dio dentro di noi, l’ossigeno della fede, della speranza e della carità. È il punto di vista di Dio – la sua logica, la sua sapienza – sulla vita, sulla storia, sulle relazioni umane. È brezza ma anche vento impetuoso che stravolge la vita e fa osare l’impossibile, basta verificarlo nella vita dei dodici, dei martiri, di santi come Francesco, Massimiliano Kolbe, Madre Teresa. Con lo Spirito tutto si trasfigura: i rapporti, gli affetti, le persone, perché – come dice Paolo – "il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé".Il grande teologo russo Sergej Bulgakov, nell’opera Il Paraclito, scrive: "Lo Spirito santo dimora nel mondo. Egli ci è dato! Ma noi attendiamo un nuovo dono della pentecoste universale, una nuova risposta a interrogativi senza risposta, una nuova ispirazione che trasfigurerà la vita e la trascinerà incontro a Cristo che viene. Non avendo lo Spirito, tutta la nostra epoca storica freme per i brividi della morte". E riferendosi al Vangelo di oggi, Bulgakov scrive: "L’ultimo discorso terreno di Cristo espone il mistero trinitario e glorifica la santissima Trinità: è la meraviglia delle meraviglie, il vangelo dei vangeli, la parola più dolce di Gesù dolcissimo".La tradizione spirituale dice che sette sono i doni dello Spirito. I sette doni – sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio – nascono tutti dall’amore e ognuno ci permette di riconoscere le cose divine. La sapienza fa gustare e vedere quanto è buono il Signore. L’intelletto dà il senso delle realtà della fede, ce ne dà una sicurezza amorosa e ce ne fa percepire la bellezza. Il consiglio è l’amore che ci rende attenti a capire come comportarci per essere figli di Dio. La fortezza è la sopportazione e la fermezza calma nelle prove; è la mitezza dell’Agnello immolato e vincitore. La scienza dona l’istintiva capacità di distinguere il bene e il male, percependo la nostra piccolezza e che tutto è nelle mani di Dio. La pietà ci dice fino a che punto Dio è nostro Padre e va amato al di sopra di tutto. Il timore di Dio è la percezione della nostra piccolezza dinanzi alla sua maestà e ci rende docili spingendoci nelle sue braccia.

Angelo Sceppacerca