L’aborto entra a pieno titolo nella terza serata della convention repubblicana, dopo due giorni in cui la narrativa del partito conservatore si è focalizzata sulla celebrazione dell’America come terra di promessa e terra di opportunità. Nella serata dedicata all’America, terra di eroi, è tornato sotto i riflettori uno dei temi forti della campagna del 2016, affidato stavolta alle parole di suor Dede Byrne, religiosa delle piccole lavoratrici del Sacro Cuore di Gesù e Maria che ha prestato servizio nell’esercito come chirurgo, durante le campagne in Afghanistan ed Egitto.
L’appello di suor Dede è stato tra i più diretti a sostegno di Trump e delle sue politiche antiabortiste.
“Come seguaci di Cristo, siamo chiamati a difendere la vita, contro il politicamente corretto o contro le mode di oggi. Dobbiamo lottare contro un’agenda legislativa che supporta e persino celebra la distruzione della vita nel grembo materno”, ha esordito con vigore la religiosa, per poi proclamare apertamente le sue ragioni a supporto del presidente. “Donald Trump è il presidente più pro-life che questa nazione abbia mai avuto, impegnato a difendere la vita in tutte le sue fasi. La sua fede nella santità della vita trascende la politica. Il presidente Trump si schiererà sempre contro Biden ed Harris, che sono il duo presidenziale più anti-vita di sempre, poiché sostengono l’orrore dell’aborto e dell’infanticidio a termine” ha continuato con convinzione.
L’affermazione che Trump è “il presidente più pro-vita che questa nazione abbia mai avuto” è indiscussa nella comunità anti-abortista e sentirlo dire non da un legislatore o da un attivista, ma da una suora ha un peso indiscusso, anche mediaticamente. Più di George W. Bush o Ronald Reagan, dicono i gruppi pro-life, Trump ha costantemente e con forza sostenuto le loro politiche e priorità legislative, anche perché è uno dei temi forti della base evangelica che ha di fatto siglato un implicito accordo con lui su questo fronte. Trump è stato tra l’altro il primo presidente a partecipare alla marcia pro-life di Washington lo scorso gennaio.
La questione dell’aborto viene usata dai repubblicani non solo per sostenere un secondo mandato del presidente, ma brandita, sottilmente, come un’arma per minare la fede religiosa di Joe Biden, cattolico riconosciuto da tutta una vita, che non ha mai nascosto il suo credo.“Sono cresciuto con la dottrina sociale cattolica che mi ha insegnato che la fede senza le opere è morta e che ci riconosceranno da quello che facciamo”, ha detto recentemente il candidato democratico in un video proiettato al funerale di George Floyd, l’afroamericano ucciso mentre era in custodia della polizia di Minneapolis. Tuttavia Biden viene accusato di essersi allontanato dall’emendamento Hyde, che proibisce il finanziamento federale dell’aborto tranne che in caso di stupro, incesto e quando la vita della madre è in pericolo,anche se lo aveva votato proprio in virtù del suo credo. Nella corsa alla Casa Bianca, si sa, non si risparmiano colpi soprattutto quando sono i sondaggi a definire le sensibilità dell’audience. Nella campagna elettorale del 2016, un elettore su cinque era cattolico, secondo il Pew Research Center. Più della metà (52%) ha votato per il presidente Donald Trump e il 44% ha votato per Hillary Clinton. Un sondaggio, condotto lo scorso giugno dallo stesso centro di ricerca, ha mostrato che il 52% di tutti i cattolici sostiene la candidatura di Biden, mentre Trump trova consenso soprattutto tra i cattolici bianchi.
Il contrasto Trump-Biden, a difesa della vita è stato ripreso anche da Lou Holtz, il famoso allenatore di football del Notre Dame che ha ribadito la sua fiducia in Trump perché “nessuno è stato un più forte sostenitore del nascituro del presidente”. Mentre, secondo l’allenatore: “Biden e Harris supportano la campagna più radicalmente a favore dell’aborto della storia. Loro e altri politici sono ‘cattolici solo di nome’ e abbandonano vite innocenti che invece il presidente protegge”. L’affermazione sui “cattolici solo di nome” è la prima volta che viene usata in una campagna elettorale e potrebbe essere un mantra tra i supporter religiosi di Trump, anche se sulla protezione di vite innocenti, alcuni vescovi hanno alzato da tempo la voce invitando ad allargare il concetto di prolife ai dreamer (i giovani arrivati da bambini nel Paese e ora a rischio espulsione), ai migranti, ai rifugiati, agli anziani, all’assistenza sanitaria per tutti.