“Ci preoccupa molto la situazione di Lampedusa, ripetutamente denunciata dal sindaco dell’isola, per la condizione disumana in cui il sovraffollamento dell’hotspot sta costringendo le persone migranti che vi si trovano ospitate e per i rischi cui sono esposti, insieme ai migranti, i residenti di questa isola meravigliosa ed accogliente e le tante persone che in questo momento vi si trovano a soggiornarvi per un periodo di vacanza”. Lo ha detto Alessandra Trotta, moderatora della Tavola Valdese, a margine della rassegna “Generazioni e rigenerazioni” in corso in questi giorni a Torre Pellice. “Respingiamo, tuttavia, le misure semplificatorie che sacrificano i diritti dei migranti in nome della sicurezza, additandoli a principali responsabili della diffusione del Covid 19. Dopo gli anni di presenza operativa a Lampedusa nell’ambito del programma Mediterranean Hope della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, come Chiese valdesi e metodiste, mantenendo ferma la convinzione che le persone che rischiano di morire in mare vadano salvate senza se e senza ma e che agli sbarchi vada garantita a tutti un’accoglienza rispettosa della dignità umana, chiediamo con forza che vada riattivato e mantenuto un sistema rapido ed efficiente di immediato trasferimento delle persone accolte verso destinazioni idonee, nel rispetto dei loro diritti e di tutte le norme tese a contenere la diffusione del Covid-19. Allo stesso tempo, l’esperienza di gestione dei corridoi umanitari dimostra che la lotta al traffico di vite umane non può prescindere da un complessivo ripensamento delle politiche migratorie del nostro Paese e dell’intera Unione europea, con la seria riapertura di vie legali di immigrazione e la costruzione di reali percorsi di integrazione e inclusione sociale, a beneficio non solo degli accolti, ma anche dello sviluppo umano, sociale, culturale, oltre che economico, della società che accoglie”.