Più integrazione e cooperazione regionale per cercare soluzioni alla crisi causata dal Covid-19. È questa la richiesta che arriva dalla Presidenza del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), che raggruppa le 22 Conferenze episcopali dell’America latina e Caraibi.
In una lettera firmata dal presidente, mons. Miguel Cabrejos, e dagli altri membri della Presidenza e indirizzata ai leader e capi di Governo dell’America Latina e dei Caraibi si ricorda che è necessaria una forte volontà politica comune per costruire soluzioni comuni, con il contributo di tutti e in particolare della comunità scientifica. Una proposta, quella delineata dal Celam, non solo legata all’attuale emergenza, ma alle principali sfide che il continente dovrà affrontare, perché per la Chiesa resta sempre sullo sfondo il sogno di una “Patria Grande” latinoamericana e caraibica che viva pienamente l’integrazione politica e sociale.
La lettera ricorda che, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, a oggi sono morte più di 200.000 persone in America Latina e nei Caraibi per il Covid-19, mente il numero totale di contagiati va verso i sette milioni. Il testo ricorda che si prevede che 215 milioni di persone vivranno in povertà nei prossimi mesi, ovvero il 35% della popolazione. Un fatto “scandaloso che fa rumore nella coscienza della Chiesa”.
La situazione dei più vulnerabili preoccupa la Chiesa continentale, a cui si aggiungono la violenza e la paura che minaccia la libertà di tutti i popoli.
I vescovi latinoamericani scrivono di avvertire l’eco delle parole pronunciate da Papa Francesco nell’udienza generale del 19 agosto: “È fondamentale trovare la cura per un piccolo ma terribile virus che mette in ginocchio tutto il mondo “, ma anche “dobbiamo curare un grande virus, quello dell’ingiustizia sociale, della disuguaglianza di opportunità, dell’emarginazione e della mancanza di protezione dei più deboli”.