Ieri sera l’Autorità che controlla la Striscia di Gaza ha comunicato la presenza dei primi 4 casi di Coronavirus Covid-19 all’interno della Striscia e decretato 48 ore di coprifuoco. Lo conferma il parroco latino della Striscia, padre Gabriel Romanelli, che, per questo motivo, ha chiuso “le scuole e ogni attività parrocchiale fino a quando le Autorità locali non daranno nuove e ulteriori indicazioni”. Questa mattina nella chiesa parrocchiale della Sacra Famiglia è stata celebrata una messa per pregare per tutti i malati e le vittime in tutti i Paesi del mondo colpiti dalla pandemia.
Fino a ieri i casi di Covid-19 nella Striscia si riferivano solo a persone che rientravano dall’estero e che transitando dai valichi, soprattutto quello di Rafah, al confine con l’Egitto, venivano fermate e messe in quarantena in appositi “check point sanitari” e realizzati in loco. In questo modo le Autorità hanno evitato la diffusione nella Striscia. Ora con i quattro casi di ieri la situazione cambia e rischia di diventare incontrollabile. Nella Striscia vivono oltre due milioni di palestinesi in 375 km quadrati, uno dei luoghi più sovraffollati e poveri al mondo. Segnata da guerre e campagne militari (2008, 2012, 2014) con il confinante Israele, Gaza segna tassi di disoccupazione e di povertà superiore al 70%, il suo sistema sanitario è insufficiente e incapace di fornire cure adeguate ai suoi abitanti, molti dei quali sono costretti a cercare cure altrove. Inoltre dal 2007, da quando Hamas ne ha preso il controllo, sulla Striscia vige un embargo imposto da Israele che limita l’ingresso di merci e la mobilità dei suoi abitanti. La diffusione del coronavirus entro la Striscia avrebbe conseguenze catastrofiche per la popolazione. Nella parrocchia di Gaza (solo 117 cattolici su mille cristiani in totale) da tempo sono in vigore misure volte al contenimento del virus emanate dal Patriarcato latino di Gerusalemme.