“Insieme, sulla stessa barca. Non è una parola magica. È il senso vero del nostro stare qui. Ed il segreto del nostro voler ri-partire. Per tutto il lungo lockdown, insieme, sulla stessa barca, nel mare in tempesta, abbiamo riscoperto l’amore vicendevole, declinazione evangelica della più laica ‘solidarietà’. Sarà stata la paura della malattia e della morte? Non so darvi una risposta certa. Ciò che è certo, invece, è che quando crollano le nostre smanie di onnipotenza, diventiamo tutti più buoni, diventiamo cercatori di Dio. Che per noi è l’essenziale”. Lo ha sostenuto, ieri sera, mons. Michele Seccia, arcivescovo di Lecce, nel messaggio alla città, in occasione della solennità dei santi patroni Oronzo, Giusto e Fortunato.
“Abbiamo cercato pregando Dio e invocando la liberazione dal virus ma, lo abbiamo cercato anche aprendo gli occhi, il cuore e anche il nostro portafogli alle povertà. Nel silenzio e nella semplicità a nessuno abbiamo negato una parola buona, un aiuto materiale, un pezzo del nostro pane quotidiano. Condividendo con i poveri la stessa barca e la stessa tempesta ci siamo riscoperti poveri anche noi e bisognosi di aiuto”, ha aggiunto il presule, evidenziando che “insieme, sulla stessa barca, ci sono anche i nostri fratelli migranti”. Perciò, mons. Seccia si unisce all’appello del vescovo di Nardò-Gallipoli, mons. Fernando Filograna, “intervenuto nei giorni scorsi per ricordare a tutti noi, dopo lo sbarco di 80 fratelli disperati a Porto Selvaggio che anche ogni povero che approda sulle nostre coste è sulla nostra stessa barca”. E, ha evidenziato il presule, “nemmeno la paura del contagio, che sembra essere diventata il nuovo alibi di tanti profeti di sventura, potrà mai dispensarci dal vivere il comandamento dell’amore che è l’arma vincente di chi vuole diventare profeta di speranza”.
L’arcivescovo ricorda l’impegno della Chiesa locale a favore dei più poveri: 28mila pasti distribuiti in sei mesi nelle mense della Casa della carità e di Santa Rosa e il nuovo “Fondo San Giuseppe”. “È la nuova sfida della nostra Chiesa di Lecce che presenteremo a breve – ha spiegato -. Si tratta di un fondo al quale ciascuno potrà destinare il proprio contributo: i privati, le aziende, le raccolte delle parrocchie e delle associazioni laicali… La Caritas non distribuirà denaro ma, dopo aver intercettato le offerte di lavoro del nostro tessuto imprenditoriale, offrirà a chi purtroppo è rimasto senza lavoro, per via della pandemia, l’opportunità gratuita di riconvertirsi professionalmente attraverso percorsi di formazione che mettano i nuovi poveri nelle condizioni di poter ricominciare”.