Un nuovo Giffoni in un tempo nuovo. L’ideatore e fondatore Claudio Gubitosi parla di stupore, quello di una magia che si rinnova. Nonostante i tempi, quelli del Covid-19, quelli del distanziamento sociale. Ma l’esigenza di sicurezza diventa un valore che rientra a pieno titolo nel codice genetico ed etico di Giffoni. È questo il senso del bilancio che il direttore Gubitosi traccia rispetto alla prima fase della cinquantesima edizione di Giffoni Film Festival che si chiude oggi ed in vista della seconda tappa che partirà martedì, 25 agosto, per chiudersi sabato, 29 agosto.
“Non ho mai pensato di annullare Giffoni – ha esordito il direttore Gubitosi -. È stato un sì generoso, grande, pronunciato sin dal primo momento. Ho vissuto stagioni per me sconosciute mentre mi avvicinavo a questo cinquantennale. Ho dovuto guardare in faccia alla realtà, capire che bisognava esplorare territori mai visti. Come una sorta di stargate. Ho cancellato quello che sapevo per ritornare negli anni ’70, alle prime edizioni, non è stato un grande sforzo”. E così è nato Giffoni50.
“La parola d’ordine –ha spiegato Gubitosi – è stata sicurezza. Mi sarebbe stato impossibile tradire i ragazzi di Giffoni, non me lo sarei mai perdonato. Non abbiamo perciò rinunciato a trovare nuove modalità per il loro coinvolgimento, sia in Italia sia all’estero”, sperimentando una “forma di condivisione multipla. Con i ragazzi in presenza e tutti gli altri collegati da ogni parte d’Italia e del mondo. Ora entriamo in questo regno di mezzo. Da martedì, con l’avvio del secondo momento, arriveranno gli adolescenti. I giurati +13 provengono da ogni parte della Campania e hanno inteso sottoporsi ai test sierologici. Mi aspettavo qualche defezione, ma non c’è stata. Il tempo che viviamo ci obbliga a fare certe scelte, ma quando avvertiamo intorno comprensione, allora le cose si possono fare e vanno avanti nel migliore dei modi”.
Gubitosi lancia un’idea: “Penso che in Italia ci sono tanti movimenti, c’è una sorta di rivoluzione non espressa, una specie di destabilizzazione del pensiero e dei valori e, allora, senza paura dico: perché non facciamo un movimento che si chiama Giffoners, un movimento culturale, sociale, grazie al quale i nostri ragazzi possono diventare classe dirigente?”.