Il Consiglio mondiale delle Chiese, la Federazione luterana mondiale, la Comunione mondiale delle Chiese riformate e il Consiglio mondiale metodista hanno inviato una lettera alle Chiese e al popolo dello Zimbabwe esprimendo solidarietà alla nazione nella sua difficile ricerca dei diritti umani e della giustizia. Profonda la crisi che sta attraversando il Paese che conta una popolazione di 14,4 milioni di abitanti. L’inflazione è superiore al 700% con picchi di disoccupazione e carenza di cibo e medicine. Nella lettera i leader cristiani sottolineano come la pandemia di Covid-19 abbia esacerbato le sfide economiche e colpito gravemente i già fragili sistemi di sanità pubblica e istruzione: “Lo sciopero dei medici in corso ha fatto sì che milioni di cittadini dello Zimbabwe – inclusi bambini e donne incinte – non abbiano accesso alle cure mediche essenziali”. La lettera rileva l’incapacità di proteggere i diritti umani da parte delle strutture del governo. E aggiunge: “Condanniamo il crescente uso della forza, della violenza e dell’intimidazione contro le persone che protestano contro questi fallimenti, prendendo di mira in particolare coloro che si ritiene si oppongano all’attuale governo”. “Siamo particolarmente preoccupati per il maltrattamento di attivisti politici e altri sostenitori dei diritti umani”. I leader condannano anche gli abusi sessuali e le violenze contro le donne attiviste, nonché l’incarcerazione di giornalisti e leader politici. “Crediamo che il Dio della vita ci chiami ad agire per la giustizia degli oppressi”, si legge nel testo. “Vi assicuriamo la nostra solidarietà mentre innalziamo con voi le nostre grida di giustizia, dignità e protezione dei diritti umani”.
Il 14 agosto scorso, i vescovi cattolici del Paese hanno pubblicato una lettera pastorale in cui affrontano la crisi che sta attraversando il Paese. “Le voci di vari governi, Unione europea, Unione africana e Onu sulla situazione disperata in Zimbabwe non solo hanno confermato la gravità delle violazioni dei diritti umani da parte di agenti governativi, ma la necessità di radunarsi dietro #zimbabweanlivesmatter”. La lettera dei vescovi contiene una forte denuncia sulle violazioni dei diritti umani. “Ci sono persone del nostro popolo che continuano a vivere nascoste, alcune sono incarcerate mentre altre sono in fuga. La paura corre lungo la spina dorsale di molte persone oggi. La repressione del dissenso non ha precedenti. È questo lo Zimbabwe che vogliamo? Avere un’opinione diversa non significa essere un nemico. È proprio dal contrasto di opinioni che nasce la luce. Il nostro governo etichetta automaticamente chiunque la pensi in modo diverso come un nemico del Paese: questo è un abuso”. “Facciamo un appello urgente alla pace e alla costruzione della nazione attraverso l’impegno inclusivo, il dialogo e la responsabilità collettiva per la trasformazione”, scrivono i vescovi. “Siamo anche consapevoli che la pandemia di Covid-19 ci esporrà a nuove sfide per il prossimo futuro. In effetti, come ha detto John Lewis, la marcia non è mai finita, ma insieme vinceremo”.