“La compassione, la tenerezza che Gesù ha mostrato nei confronti delle folle non è sentimentalismo, ma la manifestazione concreta dell’amore che si fa carico delle necessità delle persone”. Lo ha detto ieri il Papa, nel primo Angelus di agosto, davanti ai fedeli in una piazza San Pietro da temperature record per il caldo. “E noi siamo chiamati ad accostarci alla mensa eucaristica con questi stessi atteggiamenti di Gesù: compassione dei bisogni altrui”, ha proseguito Francesco, parola che “si ripete nel Vangelo quando Gesù vede un problema, una malattia o questa gente senza cibo”. “Compassione – ha ribadito il Papa – non è un sentimento puramente materiale; la vera compassione è patire con, prendere su di noi i dolori altrui”. “Forse ci farà bene oggi domandarci – la proposta di Francesco -: io ho compassione? Quando leggo le notizie delle guerre, della fame, delle pandemie, tante cose, ho compassione di quella gente? Io ho compassione della gente che è vicina a me? Sono capace di patire con loro, o guardo da un’altra parte o dico che si arrangino?”. “Non dimenticare questa parola ‘compassione’, che è fiducia nell’amore provvidente del Padre e significa coraggiosa condivisione”, l’invito finale.