Nel mondo, troppe persone, come George Floyd, “non possono respirare” a causa “del colore della loro pelle, della classe sociale a cui sono state assegnate, a causa delle loro convinzioni religiose o del loro orientamento sessuale”. A denunciarlo è stato padre fra Michael A. Perry, ministro generale dell’Ordine dei Frati minori, che nell’omelia pronunciata in occasione dell’apertura del Perdono di Assisi ha citato il crudele omicidio dell’uomo di colore di Minneapolis per ricordare, sulla scia di san Francesco, che “l’esperienza della sofferenza e delle tribolazioni non è un’esperienza vissuta solo a livello personale: ha anche una dimensione sociale che, se abbracciata e seguita, produrrà in ognuno di noi una profonda conversione”. “La nuova pandemia da Coronavirus – la tesi di Perry – ci sta offrendo la possibilità di prendere in esame qualcos’altro di profondamente preoccupante, che produce sofferenza e tribolazione sempre maggiori per la stragrande maggioranza degli abitanti del mondo. Sto parlando del profondo divario socioeconomico che sta aumentando. Coloro che controllano le forze della produzione e della distribuzione economica – le multinazionali – stanno diventando più ricchi a un ritmo allarmante, anche in questi tempi incerti della pandemia; mentre i poveri, gli esclusi, le persone di colore stanno diventando più poveri, emarginati, spinti al limite della sopravvivenza anch’essi a un ritmo allarmante”. “Sono loro che affrontano i maggiori rischi e sopportano le peggiori conseguenze della pandemia perché non hanno nulla su cui contare, riserve, risorse sociali significative da cui attingere”, il grido d’allarme del religioso: “Allo stesso tempo, stiamo anche assistendo ad un aggravamento della crisi ambientale, all’implacabile distruzione dell’ambiente naturale – le foreste pluviali; oceani, mari e fiumi; l’atmosfera che fornisce ossigeno ai nostri polmoni; lo scioglimento dei due Poli e un allarmante aumento del livello del mare, che, a sua volta, sta costringendo soprattutto i poveri ad abbandonare le loro case e diventare rifugiati ambientali”. “La pandemia da Sars-CoV-2 ci ha permesso, forse per la prima volta nella nostra vita, di riconoscere la natura profondamente interconnessa di tutti gli esseri viventi e la necessità per noi di pentirci e cambiare le nostre vite”, ha concluso il ministro generale: “Gli esseri umani e il mondo creaturale hanno come vocazione il dovere di sostenersi e completarsi a vicenda, non di competere e distruggersi a vicenda. Siamo corresponsabili con e per gli uni gli altri, soprattutto per i poveri e gli esclusi. Siamo corresponsabili della vita dell’ambiente naturale, mostrando gratitudine e rispettando i limiti della natura, senza spingere il pianeta sull’orlo del disastro ecologico”.