Es 24,3-8; Eb 9,11-15; Mc 14,12-16.22-26
È festa, oggi, perché è il giorno del Signore, e ancor più perché è la solennità del Suo Corpo e del Suo Sangue. Ogni cristiano pieghi le ginocchia e si inchini dinanzi al Santissimo Sacramento in adorazione del Dio fatto uomo, fatto carne in Gesù, fatto pane spezzato e sangue versato. Il Corpus Domini è il banchetto del Re a cui siamo invitati dalla Sua predilezione: è il pane degli angeli, il pane dei pellegrini, il vero pane dei figli. L’istituzione dell’Eucaristia avvenne alla vigilia della Pasqua di passione, morte e resurrezione di Gesù: dopo quell’ultima Cena, insieme ai discepoli, si avviò al monte degli Ulivi. Le circostanze precipitano: il sudore di sangue, l’arresto, il giudizio, l’umiliazione, la condanna, il viaggio al calvario, la crocifissione, la morte, il sepolcro, il mattino di Pasqua. L’Eucaristia contiene tutto questo e di più: è la presenza, misteriosa ma reale, di Gesù che resta con noi fino alla fine del mondo.
Tagli le radici e l’albero muore. Togli i cardini e la porta cade a terra. Giovanni Paolo II ha usato proprio questa similitudine: “Non è possibile che si formi una comunità cristiana se non avendo come radice e come cardine la celebrazione della santa Eucaristia” (Ecclesia de Eucharistia 33). Strettissima, infatti, è la relazione tra il corpo ecclesiale e il corpo eucaristico di Cristo. Chiesa ed Eucaristia sono entrambe il corpo di Cristo.
La Chiesa si nutre e vive della Parola di Dio e del Pane eucaristico. È la persuasione e l’esperienza di sempre. Parola ed Eucaristia vengono ricevute mediante la fede ed entrano nella mente e nel cuore. Accogliere Gesù come pane della vita disceso dal cielo significa credere in lui e mangiare la sua carne e bere il suo sangue. Un’autentica spiritualità cristiana non può che essere biblica ed eucaristica nello stesso tempo. La mensa della parola dispone alla mensa del Corpo e del Sangue.
L’Eucaristia è il cuore pulsante di tutta la vita cristiana perché è memoriale, cioè ripresentazione oggettiva, dell’unico sacrificio della croce, dell’atto supremo di amore verso il Padre e verso gli uomini, con cui Gesù si è consegnato alla morte, è risorto e vive per sempre.
Nella celebrazione liturgica si rivela e si attua nel modo più intenso e concreto il mistero della Chiesa corpo di Cristo, partecipe della sua vita e della sua missione, del suo sacrificio e della sua intercessione a favore del mondo intero. Si comprende allora come ogni comunità ecclesiale, in primo luogo la parrocchia, tragga il suo significato e la sua vitalità dalla Santa Messa. La parrocchia è una comunità eucaristica.
Ogni domenica il Signore risorto viene a radunare in assemblea i credenti, a comunicare loro il suo Spirito e a mandarli in missione, come fece con i primi discepoli nel giorno di Pasqua. La domenica è la pasqua settimanale, il giorno del Signore risorto; il giorno della Chiesa, della Parola e dell’Eucaristia; la festa dell’incontro e della comunione, della speranza, della risurrezione e della vita, anticipo sulla terra della liturgia celeste; la festa che dà significato e valore anche ai giorni feriali con tutte le loro attività e relazioni.
L’Eucaristia, in quanto comunione con il Signore risorto, ci mette in comunione non solo tra noi, ma anche con Maria, gli angeli, i santi del cielo e i defunti del purgatorio. Deve essere celebrata come una festa della vita, con la gioia (ne sono segni il canto e la musica) propria di coloro che sono lieti nella speranza e che diffondono serenità e pace anche nel vissuto quotidiano.
La presenza di Gesù nell’Eucaristia è la più grande e straordinaria, perché tocca la materia, il pane e il vino, ma anche la più difficile perché chiede di vedere oltre, con gli occhi della fede. La fatica del credere non è ostacolo ma occasione per una più chiara manifestazione del Signore risorto, come fu per il dubbio dell’apostolo Tommaso.
Lanciano, piccola cittadina abruzzese, conserva il più straordinario miracolo eucaristico della storia.
Così recita un’epigrafe: “Circa gli anni del Signore 700 in questa chiesa allora sotto il titolo di san Leguntiano dei monaci di san Basilio dubitò un monaco sacerdote se nell’Hostia consacrata fosse veramente il Corpo di nostro Signore e nel vino il Sangue. Celebrò messa e, dette le parole della consacrazione, vidde fatta Carne l’Hostia e Sangue il vino. Fu mostrata ogni cosa ai circostanti et indi a tutto il popolo. La Carne è ancora intiera et il Sangue diviso in cinque parti disuguali che tanto pesano tutte unite quanto ciascuna separata”. Questo nel 1636. Le analisi scientifiche (anatomia e istologia patologica, chimica e microscopia clinica) più recenti (1970 e 1981) hanno dato questo referto: “La Carne è vera Carne. Il Sangue è vero Sangue. La Carne e il Sangue appartengono alla specie umana. La Carne è un Cuore completo nella sua struttura essenziale… La Carne e il Sangue hanno lo stesso gruppo sanguigno: AB… Nel Sangue sono state ritrovate le proteine normalmente frazionate con i rapporti percentuali quali si hanno nel quadro siero proteico del sangue fresco normale”.
L’Eucarestia: miracolo e mistero; presenza e nascondimento. La Chiesa è nata proprio nel momento in cui Gesù si è donato al Padre per amore dei fratelli: un dono anticipato alla vigilia della sua passione e consumato nella sua morte e resurrezione. Quel pane, dinanzi al quale oggi pieghiamo le ginocchia, è la promessa realizzata di Gesù di rimanere con noi fino alla fine del mondo.
Angelo Sceppacerca