At 2,1-11; Gal 5,16-25; Gv 15,26-27
Le cose di Dio hanno un peso che oltrepassa le nostre potenze. Per comprenderle occorre un aiuto dall’alto: lo Spirito. Anche per capire Gesù ci vuole lo Spirito. Ecco perché la Pentecoste è la Pasqua completa. Oggi, infatti, lo Spirito Santo rende presente il Risorto e questa presenza dà inizio al tempo della Chiesa: “Come il Padre ha mandato me, io mando voi”. Da questo momento il vento dello Spirito porterà i discepoli fino alle ultime frontiere della terra.
La tradizione spirituale dice che sette sono i doni dello Spirito. I sette doni sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio nascono tutti dall’amore e ognuno ci permette di riconoscere le cose divine. La sapienza fa gustare e vedere quanto è buono il Signore. L’intelletto dà il senso delle realtà della fede, ce ne dà una sicurezza amorosa e ce ne fa percepire la bellezza. Il consiglio è l’amore che ci rende attenti a capire come comportarci per essere figli di Dio. La fortezza è la sopportazione e la fermezza calma nelle prove; è la mitezza dell’Agnello immolato e vincitore. La scienza dona l’istintiva capacità di distinguere il bene e il male, percependo la nostra piccolezza e che tutto è nelle mani di Dio. La pietà ci dice fino a che punto Dio è nostro Padre e va amato al di sopra di tutto. Il timore di Dio è la percezione della nostra piccolezza dinanzi alla sua maestà e ci rende docili spingendoci nelle sue braccia.
La carità, che è l’altro nome dello Spirito, cammina come i cerchi concentrici in un lago: di dono in dono. All’origine del dono c’è sempre Dio Padre, che riversa l’Amore di Cristo nei nostri cuori per mezzo del Suo Spirito. Se siamo aperti all’Amore la carità prende corpo e casa in noi e comincia a dilatarsi… con noi e molto al di là. Gli spazi preferiti dalla carità sono le frontiere: quella del cuore dell’uomo e quella degli estremi confini della terra. La carità si decide, infatti, nel segreto del cuore, ma raggiunge tutti gli uomini e i popoli della terra. Chiede di aprire la vita a popoli e culture lontane, ma inizia a fiorire quando apriamo la porta della nostra casa a tutti quelli che si affacciano sempre nuovi alla nostra vita.
Quando uno di noi parla è sempre un piccolo prodigio quello che si ripete. Urs von Balthasar diceva che la grandezza dell’uomo non sta tanto nel fatto che un giorno vedrà Dio, ma che fin d’ora, grazie alla parola, può dialogare con Lui come con un amico. C’è una persona, c’è qualcosa che ha dentro e che comunica attraverso la parola, e c’è il respiro, un alito che inscindibilmente unito alla parola la fa arrivare a destinazione. Persona, parola e soffio sono inseparabili, esistono insieme.
È questa una buona analogia per capire lo Spirito Santo. Il Padre è la persona che si esprime ed è così bravo che gli basta una parola per dire tutto quello che è e che pensa e prova, il Verbo… e questa Parola è inseparabile dal soffio della vita: lo Spirito Santo. Il Verbo arriva dove arriva lo Spirito della vita.
La prima volta, la Parola per noi il Padre l’ha pronunciata nella creazione e una seconda volta nella redenzione o nuova creazione. La Parola per mezzo della quale è stato fatto tutto ciò che esiste è stata portata dallo Spirito. La Parola fatta carne, crocifissa e risorta è arrivata e continua ad arrivare fino a noi grazie allo Spirito. Quando siamo nati è accaduto questo, quando siamo stati battezzati, e in ogni momento della nostra vita in cui veniamo sospinti verso la santità. Lo Spirito rende presente il Verbo nel Battesimo, nell’Eucarestia e in ogni pensiero di bene per gli altri che attraversa la nostra mente. Siamo docili allo Spirito. Lasciamoci portare dal suo Vento, secondo l’ispirazione di questa stupenda preghiera di Paolo VI:
Spirito, Spirito Santo,
Tu sei l’animatore e il santificatore della Chiesa,
suo respiro divino, il vento delle sue vele,
suo principio unificatore,
sua sorgente interiore di luce e di forza,
suo sostegno e suo consolatore,
sua sorgente di carismi e di canti,
sua pace e suo gaudio,
suo pegno e preludio di vita beata ed eterna.
La Chiesa ha bisogno di una perenne Pentecoste,
ha bisogno di fuoco nel cuore,
di parola sulle labbra,
di profezia nello sguardo.
Amen.
Angelo Sceppacerca