Si è tenuta ieri, domenica 26 luglio, la Festa di ringraziamento all’eremo di Sant’Alberto di Butrio (Pavia) per i 100 anni di presenza ininterrotta degli eremiti della Divina Provvidenza, fondati da San Luigi Orione. La storia orionina dell’eremo comincia tra l’8 e il 10 luglio 1900, quando il vescovo di Tortona, mons. Igino Bandi, e don Orione vennero quassù per la visita canonica e la ricognizione delle ossa di Sant’Alberto. Don Orione si offrì di popolare questo luogo ricco di storia, allora poverissimo e in rovina, con i suoi eremiti. Il vescovo accondiscese e ci fu un primo inizio di presenza che durò poco più di un anno.
Quando nel 1920, fu trasferito il parroco di Sant’Alberto si riaprì l’opportunità di ritornarvi con una comunità degli eremiti e un parroco orionino. Il 6 giugno 1920 don Orione annunciò che il vescovo aveva affidato eremo e parrocchia alla Congregazione. Nel luglio successivo gli eremiti erano già a Sant’Alberto. “Di lì partì una storia di grazia e di bene che ebbe uno speciale impulso con l’arrivo di frate Ave Maria, il santo eremita cieco”, spiega una nota dell’Opera Don Orione.
Oggi l’eremo di Sant’Alberto è abitato da quattro frati e due sacerdoti: sono religiosi della Congregazione di Don Orione della Divina Provvidenza.
“Oggi, è grazie a loro – spiega don Flavio Peloso, già direttore generale dell’Opera Don Orione – se le mura dell’antico cenobio di Sant’Alberto risuonano ancora di preghiere e profumano di incenso, se Sant’Alberto continua ad essere un luogo sacro, un segno di Dio e non solo un museo e un luogo di turismo. Mi hanno chiesto di presiedere la celebrazione delle ore 10 ed è stata per me una gioia grande perché di questo luogo sono innamorato dal luglio 1976, quando vi sostai per la prima volta. Da allora, poco o tanto, ogni anno vengo quassù e questo luogo mi ricorda il senso della vita e della mia consacrazione: Dio solo. Dio solo spiega la vita di Sant’Alberto nel secolo XI. Dio solo diede vita a frate Ave Maria nel secolo XX. Dio solo è stata la ragione dell’esistenza e della resistenza degli eremiti che si sono susseguiti in questo luogo solitario per 100 anni”.