Is 7,10-14; 8,10; Eb 10,4-10; Lc 1,26-38
È la festa cristiana dell’Annunciazione, il momento in cui il Verbo di Dio cominciò ad essere uomo nel grembo di Maria. Questo evento ci viene ricordato tre volte al giorno dalle campane, che suonano l’Angelus al mattino, a mezzogiorno, alla sera. Tre volte, tutti i giorni, si rinnova l’invito a ricordare. Si tratta dell’avvenimento centrale della storia umana: “Quando venne la pienezza del tempo Dio mandò suo Figlio, nato da donna” (Gal 4,4).
L’incarnazione è il cuore del disegno di Dio creatore e salvatore. È il sogno dell’amore di Dio che si realizza. Tutto fu creato in vista di questo momento. Lo dice in modo suggestivo anche il poeta Eliot: “Un momento nel tempo, ma il tempo fu creato attraverso quel momento: poiché senza significato non c’è tempo, e quel momento di tempo diede il significato”. “Il Verbo si fece carne”; l’Eterno entrò nella storia; Dio si legò agli uomini per sempre. Dono totale, irrevocabile; alleanza indissolubile, amore più forte della morte.
L’Angelo del Signore portò l’annuncio a Maria; portò la buona notizia, la notizia più bella e più buona che ci possa essere. “Rallegrati, o piena di grazia; il Signore è con te”. Rallegrati, tu che sei ricolma dell’amore gratuito di Dio, il Signore viene e si dona a te, per sempre. Attraverso Maria l’annuncio era destinato a tutto il genere umano. Maria era figura della Chiesa e dell’umanità intera. Rappresentava tutti noi. In lei tutti abbiamo ricevuto la buona notizia di Dio fatto uomo, per essere il nostro Salvatore.
Il racconto dell’annunciazione, con la presenza tenera e leggera dell’arcangelo, ci convince che tutta la vita cristiana è centrata su questo mistero e che anche oggi va rivissuto l’atteggiamento di Maria la quale, col suo “Sì”, ha attratto Dio nel mondo. I Padri della Chiesa compresero che l’intera creazione attendeva di ascoltare il “Sì” di Maria che generò il Figlio di Dio alla vita umana. Dopo infiniti drammi finalmente lo sposo (Dio) trova in Maria la sposa del suo cuore ed è abbracciato da chi egli ama.
Il Vangelo apre e chiude con l’angelo: mandato da Dio, riparte da Maria. Che lo Spirito ci dia occhi per vedere e orecchie per sentire queste presenze di Dio nella vita di ogni giorno. Che ad ogni grido di uomo un angelo possa portare il soccorso e la consolazione della presenza di Dio: “Eccomi!”. E che ad ogni invito di Dio un angelo possa riportargli la nostra risposta, umile e sincera, come quella della Madre di Dio e madre nostra.
Ancora una parola sulla verginità di Maria. Già nell’Antico Testamento Dio si era rivolto a coppie di anziani (due fra tutte: Abramo e Sara, Zaccaria ed Elisabetta) donando loro, miracolosamente, un figlio, un futuro. Ora, nella “pienezza dei tempi”, Dio si rivolge ad una “vergine” e porta in dono non un figlio, ma Lui stesso si dona a lei facendosi suo figlio. E il Figlio di Dio è il futuro assoluto della storia che supera infinitamente ogni attesa dell’uomo. La verginità di Maria ci ricorda che ciò che nasce da lei è puro dono di Dio, grazia infinita e inaudita. Ma la verginità di Maria è anche simbolo della povertà radicale della creatura: solo questa povertà è capace di contenere l’assoluto di Dio. La verginità di Maria è l’espressione della sua fede. E quando la grazia divina incontra la fede dell’uomo si rinnova il miracolo dell’incarnazione e Dio torna nelle vicende della storia umana.
Secondo il Nuovo Testamento, Maria è presente ai tre eventi principali della storia della salvezza, che noi celebriamo con le tre più grandi solennità (Natale, Pasqua, Pentecoste) dell’anno liturgico.
È presente a Natale, che segna l’inizio della salvezza.
Maria è poi presente a Pasqua, in cui si ha il compimento della salvezza. “Stava presso la croce di Gesù”, si univa al sacrificio del suo figlio con immenso strazio del suo cuore materno. Nella Pasqua la maternità divina si prolunga nella maternità universale verso tutti gli uomini.
Maria infine è presente nella Pentecoste, in cui si attua la comunicazione della salvezza, mediante il dono dello Spirito Santo. Così in unione con Maria tutta la Chiesa diventa madre, che coopera a rigenerare gli uomini come figli di Dio e quindi a generare la presenza stessa di Cristo nel mondo, perché i figli sono membra del Figlio.
Angelo Sceppacerca