Parrocchia: Santa Sede, serve “conversione pastorale in senso missionario”

Foto Calvarese/SIR

Attuare una “conversione pastorale in senso missionario” della parrocchia, chiamata ad uscire da se stessa tramite “una riforma, anche strutturale, orientata a uno stile di comunione e di collaborazione, di incontro e di vicinanza, di misericordia e di sollecitudine per l’annuncio del Vangelo”. È l’obiettivo dell’Istruzione “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa”, a cura della Congregazione per il Clero, diffusa oggi. “Sin dal suo sorgere – si ricorda nel testo – la parrocchia si pone come risposta a una esigenza pastorale precisa, portare il Vangelo vicino al Popolo attraverso l’annuncio della fede e la celebrazione dei sacramenti”. Oggi, però, la configurazione territoriale della parrocchia è chiamata a confrontarsi con l’accresciuta mobilità e la cultura digitale, che “ha modificato in maniera irreversibile la comprensione dello spazio, nonché il linguaggio e i comportamenti delle persone, specialmente quelle delle giovani generazioni”. In questo contesto, “il legame con il territorio tende a essere sempre meno percepito, i luoghi di appartenenza divengono molteplici e le relazioni interpersonali rischiano di dissolversi nel mondo virtuale senza impegno né responsabilità verso il proprio contesto relazionale”. Di qui la necessità di “ripensare non solo a una nuova esperienza di parrocchia, ma anche, in essa, al ministero e alla missione dei sacerdoti e dei laici”.

“Non essendo più, come in passato, il luogo primario dell’aggregazione e della socialità, la parrocchia è chiamata a trovare altre modalità di vicinanza e di prossimità rispetto alle abituali attività”, la tesi del documento, partendo dalla consapevolezza che, nelle trasformazioni in atto, “nonostante il generoso impegno, la parrocchia talora non riesce a corrispondere adeguatamente alle tante aspettative dei fedeli, specialmente considerando le molteplici tipologie di comunità”. Oggi, infatti, “il territorio non è più solo uno spazio geografico delimitato, ma il contesto dove ognuno esprime la propria vita fatta di relazioni, di servizio reciproco e di tradizioni antiche” ed è in questo “territorio esistenziale” che si gioca tutta la sfida della Chiesa in mezzo alla comunità. “Se non vive del dinamismo spirituale proprio dell’evangelizzazione, la parrocchia corre il rischio di divenire autoreferenziale e di sclerotizzarsi, proponendo esperienze ormai prive di sapore evangelico e di mordente missionario, magari destinate solo a piccoli gruppi”, il monito dell’Istruzione, in cui vengono chieste alla parrocchia “nuove attenzioni e proposte pastorali diversificate, perché la Parola di Dio e la vita sacramentale possano raggiungere tutti, in maniera coerente con lo stato di vita di ciascuno”. “L’appartenenza ecclesiale oggi prescinde sempre più dai luoghi di nascita e di crescita dei membri e si orienta piuttosto verso una comunità di adozione”: di qui la necessità di “individuare prospettive che permettano di rinnovare le strutture parrocchiali tradizionali in chiave missionaria”.

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