“L’essere stati costretti a vivere un tempo e uno spazio contratti, al di là degli schemi abituali e dei contesti che ci erano familiari, ha probabilmente suscitato in noi qualche domanda circa la loro importanza”. È una riflessione sul tempo e sullo spazio quella portata avanti dall’abate di Montecassino Donato Ogliari nella sua omelia di oggi, in occasione della solennità di San Benedetto patrono d’Europa. “Chi vive lasciandosi trascinare dagli eventi che si susseguono nel tempo, finisce col vivere un tempo ‘invertito’. Vivrebbe, cioè, ‘nel’ tempo, senza tuttavia vivere ‘il’ tempo – ha detto -. Quante volte, presi dalla frenesia delle cose, non sappiamo gustare la bellezza di un albero in fiore e non ci accorgiamo della festa dei colori di cui Dio riveste la natura? O quante volte – ahimè – ci accorgiamo che i nostri figli sono diventati grandi senza che noi abbiamo vissuto il tempo di alcuni particolari e irripetibili momenti della loro crescita? O quante volte ci siamo chiusi in noi stessi adducendo la scusa di non avere tempo per sottrarci a chi aveva bisogno di una mano, di una parola di incoraggiamento, di un sorriso?”. “Questi – ha aggiunto – non sono che alcuni esempi di un tempo ‘invertito’, non vissuto, cioè, in maniera piena, responsabile, intrisa di attenzione e di amore per l’altro e – per noi – illuminata dalla fede in Cristo”. Guardando invece alla Regola di san Benedetto, ha proseguito, “non tarderemo a costatare come il monaco sia incoraggiato a vivere il tempo come una realtà che appartiene alla dimensione spirituale dell’esistenza, riconoscendo in tal modo che il significato ultimo e unificante a cui poter affidare il proprio cammino di quaggiù non proviene dalle cose o dalla loro utilità né dal ruolo che uno riveste, ma dall’eternità di Dio che illumina il fluire dei giorni”.