Le strutture sociosanitarie del Terzo settore di ispirazione cristiana offrono “un contributo significativo al Ssn, soprattutto nella gestione delle fragilità e nei percorsi di presa in carico”. Per questo “non devono essere marginalizzate e dimenticate dal Servizio sanitario nazionale”, né “confuse con la sanità profit”. A sottolinearlo è don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale della salute della Cei, presentando oggi in conferenza stampa online i risultati dalla rilevazione su “I servizi per la diagnosi e il trattamento, la cura pastorale e il sostegno alle famiglie per le persone con Dsa, offerti dalle strutture cattoliche e di ispirazione cristiana”. Dall’indagine emerge che nel 2019 sono state prese in carico da queste strutture (14 enti con 52 sedi operative) 28.190 persone con persone con disturbi dello spettro autistico (Dsa). Tra queste, quasi 14mila bambini di età compresa tra 0 e 11 anni, di cui 8mila in età da scuola primaria, sono seguiti da questa rete di enti: “Un quinto di tutti i bambini con autismo censiti nella scuola primaria nell’anno 2017 2018”, affermano i curatori della ricerca assicurando che “un lavoro in partnership con la scuola potrebbe migliorare molto il loro percorso di inclusione”. Qualche anno fa l’Istituto superiore di sanità ha iniziato un’indagine conoscitiva sulle diverse realtà impegnate nel campo dell’autismo. Scopo della survey presentata oggi, “integrare questi dati per avere una visione più completa delle risorse”.