Il ministero della Salute ha diffuso un’analisi dei dati relativi al periodo 15-21 giugno, successivo alla terza fase di riapertura avvenuta il 3 giugno 2020. “Per i tempi che intercorrono tra l’esposizione al patogeno e lo sviluppo di sintomi e tra questi e la diagnosi e successiva notifica, verosimilmente molti dei casi notificati in questa settimana hanno contratto l’infezione 2-3 settimane prima, ovvero tra la seconda e la terza fase di riapertura (tra il 25 maggio e il 7 giugno 2020)”. Alcuni dei casi identificati tramite screening, tuttavia, potrebbero aver contratto l’infezione in periodi antecedenti. “Complessivamente il quadro generale della trasmissione e dell’impatto dell’infezione da Sars-CoV-2 in Italia rimane a bassa criticità con una incidenza cumulativa negli ultimi 14 giorni (8-21 giugno) di 5,98 per 100mila abitanti (in diminuzione). A livello nazionale, si osserva una lieve diminuzione nel numero di nuovi casi diagnosticati rispetto alla settimana di monitoraggio precedente”. Dai dati si evince inoltre che “in alcune realtà regionali, continua a essere segnalato un numero di nuovi casi elevato. Questo deve invitare alla cautela in quanto denota che in alcune parti del Paese la circolazione di Sars-CoV-2 è ancora rilevante”.
In quasi tutta la Penisola “sono stati diagnosticati nuovi casi di infezione nella settimana di monitoraggio corrente, con casi in aumento rispetto alla precedente settimana di monitoraggio in alcune Regioni. Tale riscontro in gran parte è dovuto alla intensa attività di screening e indagine dei casi con identificazione e monitoraggio dei contatti stretti. Tuttavia, la presenza di focolai, anche di una certa rilevanza numerica, mostra come il virus continui ad essere in grado, nelle attuali condizioni, di trasmettersi in modo efficace. Questo conferma che l’epidemia non è affatto conclusa in Italia”.