Così se ne è andato, a Los Angeles, dove viveva per il suo lavoro di sceneggiatore, Carlos Ruiz Zafon. Aveva cinquantacinque anni (era nato a Bracellona nel 1964) ed era balzato all’attenzione mediatica nel difficile e contraddittorio mondo della letteratura con il romanzo “L’ombra del vento”, nel 2001, che ha venduto più di otto milioni di copie in tutto il mondo. Anche nei romanzi successivi, “Il gioco dell’angelo” e “Il palazzo della mezzanotte”, rispettivamente usciti nel 2008 e nel 2010 in Italia, per citare solo i più conosciuti, Zafon costruisce le sue storie intorno ai libri: libri dimenticati, libri sepolti in un apposito cimitero, libri proibiti che nascondono poteri che vanno oltre quelli degli uomini stessi.
Soprattutto però Zafon mostra la sua pietas verso quei bambini e quei ragazzi che nella Barcellona del primo ventennio del Novecento hanno avuto a che fare con la miseria, con la rovina di famiglie separate dalla guerra o dalla povertà o semplicemente dal richiamo dell’avventura – e del crimine – hanno trovato riparo nella lettura, e per questo picchiati dai loro stessi padri, come capita al protagonista del “Gioco dell’angelo”, scherniti dai coetanei o incompresi in un mondo in cui già prevalgono l’indifferenza e il denaro.
Storia, mistero, religione, sette segrete, amore si rincorrono nei suoi romanzi, ma soprattutto è il libro ad essere il vero protagonista:
il loro successo dimostra quanto sia contraddittorio il panorama culturale contemporaneo: in un mondo in cui si legge sempre di meno (i personaggi che leggono nei romanzi di Zafon vengono spesso considerati dei mezzi uomini) un ciclo di storie che ha al proprio centro il libro raggiunge i vertici dei mercati internazionali.
Certamente merito anche della capacità narrativa dello scrittore, che, grazie anche al suo lavoro di sceneggiatore, riesce a raccontare le solitudini, l’amore, l’avventura e il mistero in modo asciutto e nello stesso tempo complice: un modo per fare compagnia a quanti nella loro solitudine forzata o scelta hanno come compagni solo quei fogli di carta, e da essi trovano la forza per andare avanti e per sperare ancora.