Deuteronomio 26,4-10; Romani 10,8-13; Luca 4,1-13 Condotti dallo Spirito. Il tempo della Quaresima e i temi annessi al periodo preparatorio alla Pasqua di Cristo, sono carichi di tanti significati e di altrettanta poesia e possibili riduzioni, che non sempre fanno risplendere tale periodo nel suo pieno valore e pienezza. Il tempo della Quaresima, come quello dell’Avvento, è detto “forte” proprio perché incisivo, di qualità e stravolgente è la sua portata e novità di vita. È bene, pertanto, anzi è necessaria che vi sia la Quaresima, questa quaresima in questo tempo attuale, perché aiuti singoli e comunità, famiglie e governi, gruppi e movimenti, genitori e monache di clausura a ritessere trame e legami forti e vitali. La scelta liturgica di porre all’inizio del tempo quaresimale l’incontro – scontro tra Gesù e Satana, chiarisce il fine del tempo stesso che stiamo vivendo: scegliere, acconsentire al bene e alla vita e dissentire, respingere il male e la morte. Ecco la Pasqua di Risurrezione che già, in questi versetti, viene annunciata e anticipata: essere nella dimensione dello Spirito Santo come forza donata da Dio, la morte non ha più potere perché si è scelto di vivere in Cristo. La tentazione, pertanto, non è in sé negativa, anzi, come ebbe modo di scrivere il noto biblista gesuita P.Fausti, la “tentazione come una occasione?”. Occasione che viene data all’uomo per imparare a scegliere tra il bene e il male, il bianco e il nero, il giusto e l’ingiusto. La tentazione, perciò, si trasforma in peccato quando si acconsente ad essa e gli si dona il proprio incondizionato sì. Gesù è stato tentato, è stato condotto sul precipizio della possibilità di dire sì e no. Gesù ha detto sì al Padre e no al nemico, il diavolo. Nella preghiera del Padre Nostro dovremmo imparare a leggere in quella espressione “non ci indurre in tentazione” come un chiedere a Dio non permettere che cadiamo ai piedi della tentazione e diciamo sì alle sue lusinghe. Perché ogni tentazione non è mai per il peggio o la rovina della situazione attuale, semmai è per il miglioramento e l’accrescimento. Nella vita feriale credo che sia quasi impossibile chiedere di non essere tentati, perché tanti sono i modi e molteplici le vie attraverso le quali si viene richiamati come i marinai verso le sirene marine. Porre i primi passi nel cammino quaresimale con il taglio delle tentazioni del diavolo implica diverse scelte e prese di coscienza: innanzitutto ricordare ad ogni uomo, credente e in ricerca, che la vita spirituale è lotta, non nel senso della sfida tra Dio e la sua creatura e nemmeno dell’uomo con se stesso o i suoi simili, ma con il nemico per eccellenza, il diavolo. Il calo di attenzione e vigilanza su se stessi crea un facile terreno per la crescita e l’insorgere del disorientamento. Così lo è per una comunità: può perdere la meta se i suoi fedeli non sono allenati ed educati alla vigilanza nutrita dalla Parola, dallo Spirito Santo, dalla condivisione della fede. Lo stile pubblicitario, l’impostazione di alcuni programmi televisivi, la rete di Internet, l’informazione della stampa sono dei veicoli di messaggi e su questi canali anche la zizzania e la menzogna si intrufolano e trovano terreno fertile. È singolare, allora, questo digiunare di Gesù, il suo non prendere cibo, ovvero, non nutrirsi dei propri schemi e programmi che lo porterebbero ad un chiudersi alla Grazia divina, ma fidarsi unicamente del Padre e della sua volontà. È in tale rapporto che troverà la forza e la determinazione nell’affrontare il diavolo che “ritorna al tempo opportuno”. Iniziamo, dunque, il cammino verso la Pasqua con un cuore aperto, libero, accogliente chiedendo a Dio Padre la consolazione dello Spirito Santo perché educhi cuore e mente a quel discernimento che non cancella, ma distingue, non fa finta di nulla ma riconosce e smaschera. Nella lotta spirituale sentiamoci unti dall’olio della misericordia di Dio, capaci di sfuggire ad ogni tipo di senso di colpa. Giacomo Ruggeri