Nel mondo la pandemia Covid-19 ha registrato 8.061.550 casi e 440.290 morti. Sono i dati ufficiali diffusi ieri dall’Oms. Da Copenhagen Hans Henri P. Kluge, direttore regionale Oms per l’Europa, oggi avverte: “Il rischio rimane elevato in tutti i nostri Stati membri”. Il Covid-19, afferma, “è ancora in una fase attiva in molti paesi. È fondamentale che continuiamo a recuperare e a ricostruire una vita normale dopo il lockdown”, ma è “molto importante” investire in “un efficace sistema di monitoraggio, test, tracciabilità e sorveglianza per evitare costosi lockdown aggiuntivi nelle settimane e nei mesi futuri in caso di ritorno del virus”. “È stato sparato un colpo di avvertimento – le parole di Kluge –: la riapertura della scuola in alcuni paesi ha provocato ‘razzi’ locali nel numero di casi – dobbiamo rimanere diligenti e allentare le restrizioni con molta cautela”.
Dopo avere sottolineato come la pandemia stia compromettendo il raggiungimento di molti obiettivi di salute e rendendo difficili diagnosi e cure a molti pazienti, il responsabile Oms Europa esprime soddisfazione per i risultati di una sperimentazione clinica sul desamatasone, efficace nel “ridurre la mortalità di un terzo tra i pazienti gravemente colpiti” ma ricorda che uno studio di The Lancet rivela che il 22% della popolazione mondiale – 1,7 miliardi di persone – presenta almeno una condizione di base che li espone a un rischio maggiore di malattie gravi se infetti da Covid-19. Inoltre, in vista dell’influenza del prossimo autunno, Kluge invita a “vaccinare le persone ad alto rischio di influenza e gli operatori sanitari” per contribuire “a ridurre l’onere per i sistemi sanitari che devono anche fornire assistenza ai pazienti Covid-19. Prepararsi all’autunno è una priorità”. “Speriamo nel meglio ma prepariamoci al peggio – conclude –, ad una seconda possibile ondata in autunno”.