Baruc 5,1-9; Filippesi 1,4-6.8-11; Luca 3,1-6 L’annuncio profetico di questa seconda domenica di Avvento è di fiducia e di speranza. Come non ha abbandonato nell’esilio il suo popolo, Israele, così Dio non si dimentica di questa umanità e con l’ultimo dei profeti annuncia la sua salvezza. Caratteristica del brano del Vangelo odierno, che è di Luca, è la sua cornice storica. Egli ci informa del tempo in cui Giovanni, il Battista, iniziò la sua predicazione nel deserto. Era l’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa. Come si vede, un’inquadratura storica molto precisa, che non ha nulla da invidiare a storici di alto rango. Sì, perché come scrive in apertura del suo Vangelo, Luca, che è un medico, vuol fare della storia vera e propria. Prima di scrivere il suo Vangelo cerca e si documenta, interpella i testimoni oculari e mette sulla carta il risultato della sua ricerca. Il suo testo è un documento di fede, ma anche di storia, vera e attendibile. Ciò che Gesù ha detto e ha fatto è seriamente verificato e documentato. La storicità del suo Vangelo, secondo gli studi più recenti, è fuori discussione. Certe “inchieste” di questi ultimi mesi, non possono scalfire la storicità dei Vangeli, che sono e restano il fondamento della fede dei cristiani. “La parola di Dio ci informa Luca scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”. Il contenuto della predicazione del Battista era principalmente un invito alla conversione. Egli proponeva un cambiamento di vita. Era come un’anticipazione della stessa predicazione di Gesù, il quale, annunciando che il Regno di Dio è vicino, dirà: “Convertitevi e credete al Vangelo”. È la prima, radicale condizione per accogliere la salvezza che sta per venire. Dio non costringe nessuno ad accogliere la persona e la parola di suo Figlio, ma chiede che si aprano il cuore e la mente di ogni uomo. Purtroppo questo suo invito, come la voce del Battista, cade spesso nel deserto, nell’indifferenza o nell’aridità. Molti oggi ha detto il Papa vivono come se Dio non ci fosse. Siamo persino riusciti a far dimenticare Colui che è nato a Natale. Che cosa gridava il Battista nel deserto? “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sia riempito, ogni monte e ogni colle sia abbassato; i passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi spianati. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”. Il Battista, con la sua predicazione veniva già ad annunciare una salvezza universale. “Ogni uomo vedrà”, nessuno escluso. E in realtà, con la venuta del Salvatore, tutti sono chiamati, ma da tutti si attende una risposta. Ci sono i sentieri da addrizzare, i burroni da colmare, i colli da abbassare. Nella vita di ciascuno vi sono delle cose storte, degli scheletri negli armadi. La prima tappa del cammino di conversione consiste proprio nel rimuovere tutto ciò che appesantisce la nostra coscienza, abbiamo il coraggio di dire “i nostri peccati”. Tutto ciò che ci tiene ancora lontani da Dio e ancorati a noi stessi, all’egoismo, al nostro amore proprio. Il nostro Salvatore viene come liberatore, medico delle nostre anime. Lasciamoci – come ci esorta San Paolo – riconciliare con Lui. Carlo Caviglione