Domenica 13 agosto

1Re 19,4-8; Efesini 4,30- 5,2; Giovanni 6,41-51 In queste domeniche di agosto, si leggono alcuni brani del Vangelo, che riguardano l’Eucaristia. Disceso dal cielo. Ascoltando la parola di Gesù, i giudei mormoravano, perché aveva detto di sé: “Io sono il pane disceso dal cielo”. Motivo della mormorazione era il fatto che nessuno di loro l’aveva mai visto scendere dal cielo. Conoscevano invece le sue umili origini, il padre Giuseppe e la madre. Come può dunque dire: sono disceso dal cielo? Lo stesso pregiudizio aveva impedito agli abitanti di Nazareth di riconoscere Gesù come profeta, nonostante la sua sapienza e la dottrina.

Le umili origini non gli davano credito alcuno. Secondo la mentalità del tempo, chi veniva da Dio doveva avere ben altre origini e provenire da nobile lignaggio. Doveva insomma avere già qualcosa di divino, un qualche segno di potenza e di gloria. Non si sapeva accogliere la presenza di Dio nelle modeste dimensioni di un uomo. Ciò che invece sta al centro della fede cristiana: accogliere, cioè, un Dio che si è fatto uomo. È il mistero dell’Incarnazione che distingue il cristianesimo da ogni altra religione. Non mormorate. Gesù rimprovera i suoi ascoltatori perché “mormoravano”. Il Vangelo usa lo stesso verbo di quando nell’Antico Testamento si esprimeva la ribellione di Israele nel deserto. Essa nasce dalla debolezza del Cristo “uomo” che si dichiara “il pane della vita”. Ed aggiunge: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato… Solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna”.

Queste poche parole sono il cuore della Rivelazione. Il Figlio, che viene da Dio, non solo ci fa conoscere il pensiero di Dio, ma anche il suo disegno di salvezza, poiché chi crede nel Figlio sarà risuscitato nell’ultimo giorno. Ci vengono rivelate due verità fondamentali: la risurrezione e la conseguente esistenza della vita eterna. La vita non finisce con la nostra morte terrena. La vita continua per i credenti in attesa della risurrezione. Condizione per conseguire questo risultato è la fede in Colui che è stato mandato. Il pane per la vita. La Rivelazione si fa sempre più esplicita e Gesù aggiunge di essere proprio lui il pane disceso dal cielo e chi ne mangia non morirà. Ascoltiamolo: “Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Parole davvero difficili per essere comprese. Anche perché contengono due diversi significati: Gesù è, anzitutto, il pane del cielo, poiché la sua parola è verità e, se creduta, ci ottiene la vita eterna.

Questa verità è il pane di cui ha bisogno ogni uomo, come Gesù aveva ricordato al tentatore: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Questa parola è pane per la vita eterna. A ciò si aggiunge la sua carne per la vita del mondo. Non si può non pensare all’Eucaristia quando, nella Messa, il pane diventa la carne di Cristo e il vino il suo sangue. “Questo è il mio corpo – dirà Gesù ai suoi discepoli – prendete e mangiate. Fate questo in memoria di me”. I cristiani sanno che la domenica partecipano a questo invito, alla mensa del Pane e della Parola. Sono, infatti, le fonti della verità e della salvezza.

Carlo Caviglione