Il Governo boliviano, con il decreto supremo 4245, ha concesso uno “status” di eccezionalità per le celebrazioni religiose, che potranno dunque riprendere nel Paese. In merito a questa possibilità, tuttavia, la Conferenza episcopale boliviana invita “alla prudenza e alla responsabilità”.
Prosegue la nota, trasmessa dai vescovi attraverso la Segreteria generale della Conferenza episcopale: “Alcune voci in Bolivia hanno considerato questa eccezionalità, concessa al culto religioso, un privilegio improprio in uno Stato laico; ma con essa la configurazione secolare dello Stato non è stata compromessa, poiché tale disposizione regolava una pratica religiosa che riguarda i cristiani, che sono la stragrande maggioranza del popolo boliviano”. E “neppure si può equiparare un diritto umano, come è la pratica della religione, con un’attività ludica o di intrattenimento”. Promettono i vescovi: “Come Chiesa cattolica in Bolivia, continueremo ad analizzare la realtà dei contagi e a riflettere su di essa, per accompagnare il popolo in modo adeguato e, ascoltando gli esperti di sanità, per prendere le decisioni corrette, cercando il bene di tutti i boliviani”.
Conclude la nota: “A partire da prudenza e responsabilità e nel quadro del rispetto delle norme in vigore, come Chiesa cattolica riaffermiamo la nostra missione di accompagnare la fede e la vita spirituale del nostro popolo. In questo contesto, i sacerdoti continueranno a celebrare il dono dell’Eucaristia per ciascuno dei parrocchiani, delle comunità, delle famiglie, dei malati e dei fratelli che hanno bisogno della forza del Signore”.