Opportunità e rischi nell’impiego dell’intelligenza artificiale (AI) in medicina. Se ne è occupato il Comitato nazionale di bioetica (Cnb) che ieri ha pubblicato il parere approvato all’unanimità nel corso della plenaria dello scorso 29 maggio, insieme al Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita (Cnbbsv). Il parere è stato elaborato come risposta ad un quesito posto dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Nell’ambito della relazione paziente-medico, il Cnb sottolinea, da un lato, le opportunità che possono consentire agli operatori sanitari di ridurre il tempo per attività burocratiche, di routine o pericolose; dall’altro i rischi che una “assistenza cognitiva automatizzata” possa ridurre le abilità del medico e dell’operatore sanitario. Il documento sottolinea la rilevanza di strumenti che garantiscano l’affidabilità della AI, mediante validazione, e riducano, nei limiti del possibile, opacità, errori e possibili discriminazioni. Dato l’enorme uso di dati, è indispensabile una adeguata tutela della privacy. Il consenso informato, seppur con alcune difficoltà, rimane un elemento essenziale della relazione paziente-medico. Particolare attenzione è pertanto dedicata anche ad una nuova formazione in ambito medico, tecnologico e sociale. In tal senso, il Comitato ritiene indispensabile ripensare la formazione dei professionisti per combinare in modo trasversale ed interdisciplinare le diverse competenze di AI e, al tempo stesso, introdurre la rilevanza dell’etica nei corsi di formazione di ingegneri, informatici, sviluppatori, con particolare riferimento all’etica nella progettazione e applicazione delle tecnologie. Importante anche la “promozione di una coscienza pubblica della società su opportunità e rischi delle nuove tecnologie”, oltre che un aggiornamento normativo sui profili concernenti la responsabilità nell’applicazione delle nuove tecnologie e la promozione della ricerca su AI in ambito sia privato, sia pubblico. L’identificazione della responsabilità, sul piano giuridico, esige una verifica delle categorie esistenti, dato il pluralismo delle competenze tra progettista, venditore del software, proprietario, utilizzatore (il medico) o terze parti.