Santissima Trinità – 11 giugno

Deuteronomio 4,32-34.39-40; Romani 8,14-17; Matteo 28,16-20 Nessuno al mondo avrebbe mai potuto conoscere il vero essere di Dio, se lui stesso non si fosse rivelato,come Padre, Figlio e Spirito Santo che formano la Trinità. Dio manifesta così la sua natura: uno solo ma in tre persone, uguali e distinte. Uno solo. La prima prerogativa che Dio fece conoscere di sé, rivelandosi a Mosè, fu quella di essere un Dio solo: “Il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra; e non ve n’è altro”. Ancora oggi le religioni che si attengono a questa affermazione si chiamano monoteiste. Con il Cristianesimo, sono tali anche l’Islam e l’Ebraismo. Ma solo i cristiani credono alla Trinità, il primo mistero della nostra fede. Crediamo cioè che Dio sia una comunione di amore, da cui provengono tutte le cose. A cominciare dalla famiglia, proiezione e immagine della Trinità. Vediamo oggi quanto la Chiesa difenda la natura della famiglia, proprio perché non vada dissolta la sua vera immagine, poiché uomo e donna Dio li creò, “a sua immagine li creò”. Quell’immagine trinitaria che ogni famiglia umana, anche senza saperlo, porta in sé, per precisa volontà del suo Creatore. Non schiavi ma figli. Secondo quanto scrive l’apostolo Paolo nella sua lettera ai Romani: “Noi non abbiamo ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma uno spirito di figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!”. È la terza Persona della Trinità, che ci ha resi figli di Dio sin dal battesimo, lo Spirito che ci è stato confermato nella cresima. In certo qual modo, siamo entrati a far parte anche noi, prima peccatori, della vita intima di Dio, siamo entrati in comunione con lui. Se ciò è consolante, è anche impegnativo. Ci viene chiesto di comportarci da figli e ci viene proposto come modello Gesù, il Figlio unigenito del Padre. A lui e al suo esempio mirabile dobbiamo sempre riferirci, se vogliamo esser figli degni di quel nome. Purtroppo, dobbiamo confessarlo, non è sempre così e troppe volte viene a mancare la nostra fedeltà al Vangelo, che pure abbiamo accettato volentieri come guida e norma di vita. Andate e battezzate. Nel congedarsi dai suoi discepoli, Gesù ordina loro: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Il battesimo è, quindi, la prima e radicale rivelazione del mistero trinitario, che penetra nell’interno dell’uomo, trasformandolo da semplice creatura a figlio di Dio. A questo ingresso divino dovrà corrispondere la volontà del fedele nell’osservare “tutto ciò che il Cristo gli ha comandato”. Compito non facile, ma accompagnato da una garanzia, una promessa fatta da Gesù ai suoi: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo”. A volte ci capita di non vedere o di non sentire questa sua presenza. Anche visitando il campo di sterminio di Auschwitz, Benedetto XVI ha gridato nella sua preghiera: Dio dov’eri. Ben sapendo che Dio ha fatto l’uomo libero di compiere anche il male, il più mostruoso e diabolico. Nei momenti più terribili, Dio non è assente e rispetta la libertà di ogni uomo, traendo dal male anche il bene, in modo per noi misterioso.

Carlo Caviglione