Sono giovani, istruiti, vivono in Italia da lungo tempo e svolgono volontariato spesso in maniera continuativa in attività sociali, culturali, educative e di socializzazione: sono i “volontari inattesi”, ossia le persone di origine straniera indagate dalla prima ricerca nazionale promossa da Csvnet (l’associazione nazionale dei Centri di servizio al volontariato) e realizzata dal Centro studi Medì di Genova, curata da Maurizio Ambrosini (Università di Milano) e Deborah Erminio (Università di Genova, Centro Medì). Il volume “Volontari inattesi. L’impegno sociale delle persone di origine immigrata” (Edizioni Erickson) sarà presentato il 22 giugno, intanto sono state diffuse alcune anticipazioni. L’indagine è stata condotta tra il 2018 e il 2019 tramite 658 questionari e oltre 100 interviste in 163 città italiane, coinvolgendo migranti provenienti da 80 diversi Paesi. Emerge “un’immagine inusuale nell’immaginario pubblico – si legge nel volume –, quella dell’immigrato che non è soltanto un soggetto bisognoso di aiuto o addirittura un fardello per la società, ma un individuo che diventa protagonista attivo nella società in cui vive, prodigandosi per gli altri”. Sono persone pienamente inserite nella società che vivono in Italia in media da 15 anni, il 42% ha acquisito negli anni la cittadinanza italiana, l’11% ne ha fatto richiesta e un ulteriore 23% ha un permesso di soggiorno di lunga durata. L’età media è di 37 anni ma il 50% ha un’età compresa tra i 20 e i 40 anni. Nella maggior parte dei casi hanno alti titoli di studio (36% diplomati e 42% laureati). Il 55% degli intervistati svolge volontariato in modo continuativo, con impegni fissi settimanali, mediamente da circa 6 anni. Si concentrano soprattutto in quattro settori: servizi di assistenza sociale, come sportelli di accoglienza ed ascolto, raccolta di distribuzione di vestiario, mensa sociale (179 risposte), attività culturali, come la promozione del patrimonio culturale, usi, costumi e tradizioni, organizzazione di mostre e visite guidate, ecc. (176); progetti educativi con bambini e ragazzi, ad esempio nel doposcuola o per il sostegno scolastico (173 casi); attività ricreative e di socializzazione, quali feste, eventi, sagre (165).