“Condanniamo con la massima fermezza questo attacco a bambini innocenti. Non dovrebbero mai pagare il prezzo di tali spregevoli atti di violenza. Chiediamo a tutte le parti di rispettare i diritti delle donne e dei bambini”. Lo ha detto Edouard Beigbeder, rappresentante dell’Unicef nella Repubblica democratica del Congo, dove denuncia un attentato, il 3 giugno scorso, nel quale sono rimaste uccise 16 persone, tra cui cinque giovani ragazze sotto i 15 anni, nell’Ituri. Secondo i rapporti verificati dall’Onu, comunicati dal Fondo per l’infanzia, l’attacco si è verificato a Moussa, un villaggio nella zona di Djugu, a nord della capitale dell’Ituri, Bunia. Le 16 persone sono ritornate e sono state uccise da colpi d’arma da fuoco e coltelli. Di conseguenza, decine di persone sono fuggite da Moussa e si sono rifugiate nei villaggi vicini.
Più di 300 persone sono morte a causa delle violenze in corso nella provincia di Ituri dall’inizio dell’anno, riferisce l’Unicef, che, solo tra aprile e maggio, ha ricevuto più di 100 denunce di gravi violazioni dei diritti dei bambini, come stupri, uccisioni e mutilazioni, attacchi a scuole e centri sanitari nell’Ituri. Il mese scorso il Fondo per l’Infanzia delle Nazioni Unite ha avvertito che “la situazione della sicurezza nell’Ituri si sta deteriorando rapidamente” e ha invitato la comunità internazionale e il governo della Rdc ad “agire rapidamente per evitare una crisi che sradicherà con la forza e metterà in pericolo un numero ancora maggiore di bambini”. “Oltre 200.000 persone, per la maggior parte bambini, sono fuggite dall’inizio dell’anno, a causa dell’intensificarsi delle violenze nelle zone di Djugu, Mahagi e Irumu, nella provincia di Ituri. Hanno cercato rifugio nelle comunità ospitanti e nei siti per sfollati estremamente sovraffollati a Bunia, la capitale dell’Ituri, e nei dintorni”.