Genesi 9,8-15; 1Pietro 3,18-22; Marco 1,12-15 Con un pizzico di cenere, ha avuto inizio mercoledì il tempo di Quaresima, tempo penitenziale nel quale la Chiesa invita a prepararsi alla Pasqua, nella preghiera e nell’ascolto più frequente e assiduo della Parola di Dio. Sospinto nel deserto. Aprendo il suo Vangelo, Marco introduce questa espressione: “Lo Spirito spinse Gesù nel deserto”, dove sarebbe stato tentato da Satana. Come mai “sospinto”? Non sarebbe forse stata una sua libera decisione? Libera sì, ma nel contesto di un progetto di salvezza, condiviso e attuato con il Padre e lo Spirito Santo. Lo Spirito ha concordato con il Figlio, che è venuto il tempo della missione, il tempo “compiuto”.
Nel deserto è in agguato Satana, colui che dovrà essere combattuto e sconfitto per primo, in quaranta giorni di digiuno e di preghiera. L’arma delle tentazioni non basterà al demonio per fermare Gesù all’inizio della sua missione. Ora Satana dovrà riconoscere, suo malgrado, che è venuto in terra uno più forte di lui, l’Agnello che toglie il peccato del mondo.
I demoni saranno scacciati, come segno di un tempo nuovo, nel quale l’uomo sarà liberato da ogni genere di schiavitù, persino dalla morte. Quei quaranta giorni di digiuno e di preghiera dovranno essere il segno, per ogni discepolo, che la lotta contro il male non si vince tanto facilmente. Vi sono demoni forti e resistenti, che non cedono se non davanti al digiuno e alla penitenza. Stava con le fiere. È a tutti noto che l’evangelista San Marco è rappresentato con il segno del leone. Basti pensare a Venezia, essendo il patrono di quella città. Il simbolo gli venne proprio attribuito per queste parole, riferite alle condizioni di vita di Gesù nel deserto: “Stava tra le fiere e gli angeli lo servivano”. Creature animali e celestiali sono la sua compagnia, prima che il Figlio dell’uomo dia inizio alla sua missione tra le folle.
Che cosa potrà mai indicare questa compagnia? E come mai una scelta di questo genere? Non è facile una risposta, a meno che non si tenga conto della prima lettura della Messa, la pagina del diluvio, dopo il quale Dio stabilisce con Noè una seconda alleanza. Dio assicura al patriarca, ai suoi figli e al bestiame che era nell’arca, che “non sarà più distrutto nessun vivente”.
Un patto di pace e di amicizia tra Dio e le sue creature. Ora è venuto il tempo in cui anche le fiere sono ammansite e rispettano in Gesù l’uomo nuovo, la nuova umanità che discenderà da lui, venuto al mondo a instaurare un regno di amore e di pace. Convertirsi e credere. Che cosa occorre all’uomo per raggiungere questa nuova condizione di vita, che Gesù è venuto a instaurare? Qual è il suo programma? Eccolo indicato da Marco. Gesù predicava dicendo: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo”.
È finito con Gesù il tempo della preparazione, poiché è venuto Colui che doveva venire. Ora Dio ha compiutamente manifestato se stesso nel Figlio, come un Dio che ama l’uomo: “Deus caritas est”. E attende la risposta dell’uomo, la risposta appunto dell’amore, che consiste nel volere o non volere le stese cose, come ha ricordato il Papa nella sua prima Enciclica.
E questa è la conversione: non anteporre la nostra volontà a quella di Dio, anzi fare la sua e non la nostra volontà. Credere, pertanto, a questo Vangelo di salvezza: che Dio è venuto a liberare e salvare il suo popolo, perché lo ama.
Carlo Caviglione