Isaia 43,18-19.21-22.24-25; 2Corinzi 1,18-22; Marco 2,1-12 È stato perduto dall’uomo moderno il senso del peccato, conseguenza del fatto che non si riconosce Dio e, tanto meno, la sua legge e la sua volontà. Perciò anche il perdono rischia di essere visto come qualcosa di inutile o di nessuna importanza. Annunziava la parola Siamo quasi agli inizi del Vangelo di Matteo. Al secondo capitolo l’evangelista e apostolo registra un atteggiamento abituale di Gesù, la sua attività prevalente “annunziava loro la parola”. Quando la folla era tanta, come in molti casi, “da non esserci più posto neanche davanti alla porta”, allora Gesù predica per le piazze e per le strade o nelle Sinagoghe.
I predicatori oggi non corrono più questo pericolo: salvo rare eccezioni, le nostre chiese, anche la domenica, sono semivuote. La percentuale degli adulti battezzati che frequentano la Messa festiva, supera di poco in Italia il 15%. E dobbiamo già considerarci fortunati, poiché nel resto dell’Europa è molto peggio.
A che si deve questa scarsa partecipazione? Indubbiamente a varie cause, tra le quali, quasi sicuramente, la poca evangelizzazione. I sacramenti vengono dati e ricevuti più per tradizione che per convinzione. Ti sono rimessi i peccati In quella casa piena di gente, fanno scendere dal tetto, davanti a Gesù un paralitico. Come lo vede, Gesù gli dice: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”. A quelle parole, alcuni scribi pensano in cuor loro: “Costui bestemmia! Chi può rimettere i peccati, se non Dio solo?”. Ed avevano ragione, solo che ignoravano o volevano ignorare che proprio Gesù era il Figlio di Dio e, quindi, Dio lui stesso. A dimostrazione della sua divina identità, Gesù ordina al paralitico: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina!”.
Il miracolo era la prova che “il Figlio dell’uomo (come amava chiamarsi Gesù), aveva il potere sulla terra di rimettere i peccati”. Lo stesso potere di sciogliere o di legare che Gesù lascerà poi a Pietro e alla sua Chiesa. Con il sacramento della riconciliazione, se siamo pentiti dei peccati commessi, riceviamo il perdono. Un Sacramento di cui abbiamo bisogno anche noi, poiché non possiamo assolverci o giustificarci da soli. Tutti lodavano Dio Viene spontaneo lodare Dio per i benefici che abbiano ricevuto. Così fecero i molti che avevano visto il miracolo: “Tutti si meravigliarono e lodavano Dio”, dice il Vangelo. Ed esclamavano: “Non abbiano mai visto nulla di simile”. Sarà accaduto qualche volta anche a noi. Non certo per un miracolo, ma per un atto di bontà, di misericordia o di perdono.
Il perdono, infatti, è il gesto più difficile, la merce più rara. Ci avverte la Sacra Scrittura che Dio è grande non nella sua onnipotenza, ma per la sua misericordia. La sua grandezza è il perdono per noi peccatori, poiché il Figlio non è venuto al mondo per condannarlo, ma per salvarlo, con la sua morte di croce. In questo sta il suo amore per noi, l’essenza stessa di Dio, l’amore cui Benedetto XVI ha intitolato la prima Enciclica del suo pontificato: “Deus caritas est”.
Carlo Caviglione