“Non ignoriamo che anche in Sardegna, dove pure il virus Covid-19 ha avuto una diffusione molto inferiore rispetto ad altre Regioni, le conseguenze siano state evidenti, in particolare per l’esperienza della fragilità personale e collettiva che, accompagnata dalla paura del contagio, ha messo in discussione stili di vita, relazioni interpersonali e consuetudini secolari, alle quali eravamo tradizionalmente abituati”. Lo scrivono i vescovi della Sardegna nel loro messaggio “La fede e il futuro del nostro popolo nel tempo della prova”, letto ieri da mons. Sebastiano Sanguinetti, segretario della Conferenza episcopale sarda, al termine della messa nella basilica di Nostra Signora di Bonaria, a Cagliari, per ricordare il primo approdo, 650 anni fa, del simulacro della Madonna di Bonaria sulle coste cagliaritana ma anche per un rinnovato affidamento del popolo sardo alla sua patrona in un tempo segnato dalla pandemia. “Se si aggiungono, inoltre, gli evidenti riflessi che l’epidemia sta avendo sulla nostra economia e sull’occupazione, intaccando anche il risparmio del nostro popolo e indebolendo la preesistente e fragile situazione della nostra Isola, non è sbagliato affermare che l’emergenza sanitaria sia diventata un’autentica emergenza sociale”. Quindi l’auspicio che “l’esperienza della fragilità che abbiamo vissuto e ancora viviamo possa aiutarci a valutare sempre con sapienza le nostre scelte di vita e i modelli di sviluppo che ci vengono offerti”. Dopo aver espresso vicinanza alle famiglie, “spesso più impoverite e senza un sostegno adeguato”, ai giovani, ai lavoratori che vivono “l’incertezza della precarietà”, alle imprese, “molte delle quali a rischio fallimento” e agli anziani, i presuli si soffermano su poveri e disabili. “Temiamo per loro perché c’è il rischio che continueranno a vivere nella solitudine, persino nell’abbandono”.