Complessità delle procedure per ottenere il Reddito di emergenza (Rem), assenza di una campagna di informazione e mancanza di strategie per regolarizzare il sommerso. Sono questi i limiti principali di una misura di sostegno pensata per le fasce più deboli della popolazione e che rischia di non raggiungere chi ne ha più bisogno tra gli aventi diritto. È la preoccupazione espressa oggi dal Forum disuguaglianze e diversità (ForumDD), dall’Alleanza italiana per lo Sviluppo sostenibile (Asvis) e da Cristiano Gori, che hanno analizzato le differenze tra la misura proposta al Governo a fine marzo con quella inserita nel Decreto Rilancio. In particolare, la necessità di comunicare l’Isee per presentare la domanda per il Rem potrebbe “scoraggiare le persone che oggi sono fuori dalla rete del welfare pubblico e rendere la misura meno accessibile per i lavoratori del sommerso”, per i quali non è prevista una strategia di “aggancio” con la prospettiva di regolarizzazione. Inoltre, la frammentazione delle misure e la compresenza del Reddito di cittadinanza e del Reddito di emergenza, “senza un’adeguata campagna informativa mirata, renderà difficile per molti sapere se si rientra o meno tra gli aventi diritto al Rem”. Il raggiungimento di tutti i possibili beneficiari dipenderà molto anche dal lavoro di accompagnamento sui territori di enti locali, associazioni e altri soggetti del terzo settore. Infine, è rimasta inesaudita la richiesta di /uniformare la durata del Rem a quella di altre prestazioni straordinarie di tutela del reddito. Sebbene gli importi mensili del Rem siano assimilabili a quelli del Reddito di cittadinanza, le due mensilità previste, indipendentemente dalle caratteristiche della misura e dei correttivi che potranno risultare utili dal monitoraggio della sua applicazione, “appaiono limitati a un arco temporale troppo breve” per rispondere alle necessità fondamentali della popolazione interessata. Da qui il “timore di non riuscire a sostenere la parte della popolazione economicamente più fragile”. Nelle prossime settimane, suggeriscono le due organizzazioni, “sarà necessario monitorare non solo l’attuazione della misura nei territori, ma anche le condizioni delle persone e delle famiglie alle quali è rivolta”.