Una nuova forma di schiavitù che implica “sfruttamento, miseria, pretesa di possesso, commercio di esseri umani, cosificazione della vita umana sin dal suo venire all’esistenza, progettazione dei figli come beni di consumo” ed è “connessa ad un giro di affari che implica anche eugenismo, traffico di gameti e di embrioni umani, distorsioni del legame di filiazione, della genitorialità e della famiglia”. Non usa mezzi termini la presidente nazionale del Movimento per la vita Marina Casini, commentando in un’intervista al Sir le immagini di decine di neonati “parcheggiati” in un hotel di Kiev. Nati da madri surrogate e non “ritirati” dai genitori committenti a causa del lockdown. Una vicenda eclatante ma non isolata, che rivela “un modo di guardare l’altro calpestandone la dignità” perché “con la vita nascente è in gioco tutta la vita”. “Se è nobile il desiderio di divenire madre e padre, un figlio – avverte Casini – non può essere considerato oggetto di diritti altrui da ottenere a tutti i costi, ma soggetto titolare egli stesso di diritti”. La presidente del Mpv si sofferma inoltre sulla sottile ipocrisia di chiamare “maternità surrogata” l’umiliante pratica dell’utero in affitto: “L’etica comincia dalla semantica. Per far passare istanze contrarie al rispetto della vita si usano espressioni edulcorate che attutiscono il male oggettivo, ingannano e seducono. La pratica dell’utero in affitto viene chiamata anche ‘gestazione per altri’ (Gpa) e ‘gestazione solidale’: chiaro l’intento di trasformare lo sfruttamento commerciale in qualcosa di lodevole perché ‘altruistico’”.