Sapienza 6,12-16; 1Tessalonicesi 4,13-18; Matteo 23,1-13 A pochi giorni dalla Commemorazione dei fedeli defunti, la parabola delle dieci vergini ricorda che anche noi siamo in cammino, tutti, verso lo sposo che viene. Il cammino è di notte, nell’oscurità, non si arriva all’incontro senza la luce della fede CHI È IL SAPIENTE. Dieci vergini si mettono in cammino, di notte, per arrivare in tempo alle nozze dello sposo. Cinque di loro non si forniscono però di olio sufficiente e le loro lampade si spengono. Inutile la loro supplica verso le altre vergini che temono per la loro riserva.
“Cinque erano stolte dice il Vangelo e cinque sagge. Solo queste, le sapienti, hanno olio sufficiente per accogliere lo sposo”. La saggezza consiste nella loro previdenza, nel sapersi rifornire di olio sufficiente perché le loro lampade non si spengano. Così è per la vita di ogni cristiano.
Il discepolo se non vuole restare al buio, nel cammino notturno, nell’oscurità di questa vita terrena, ha bisogno di rifornirsi continuamente di tutto ciò che alimenta la lampada del suo Battesimo.
Quel giorno, ha ricevuto la “lampada accesa”, che non deve spegnersi, tra mille difficoltà. Ha bisogno di ascoltare la Parola di Dio, di preghiera frequente e di quel “pane di vita”, che è l’Eucaristia, il Corpo di Cristo. SI ASSOPIRONO TUTTE. L’unico atteggiamento che nella parabola accomuna le vergini sagge a quelle stolte è solo questo: “Si assopirono tutte e dormirono”. Non si fa differenza, le une e le altre sono vinte dal sonno e dalla stanchezza.
Capita nella vita di soccombere alla nostra debolezza, non solo in senso fisico ma spirituale. Nella lotta di tutti i giorni al male, alle passioni, alle situazioni che minano la nostra fede, possiamo essere tentati di assopirci, di gettare la spugna.
Non è facile restare sempre svegli e fedeli, sempre in piedi senza mai cadere. Neppure il Signore stesso ce lo chiede e continua a ripetere: “Chi è senza peccato, scagli la prima pietra”.
Al risveglio però la situazione delle dieci vergini è molto diversa. Cinque hanno la loro lampada ancora accesa, le altre no. Questa la differenza: si era esaurita loro fede.
Nel sonno, nelle difficoltà della vita, non avevano più trovato né la luce né la forza per andare avanti. Faranno tardi ad arrivare alle nozze: la porta è chiusa e a nulla valgono le loro disperate richieste. NON VI CONOSCO. Queste le tremende parole che si sentono rivolgere dallo sposo le cinque vergini giunte in ritardo: “Io non vi conosco!”. Terribili parole di rifiuto che è raro cogliere nelle pagine del Vangelo, ma vi sono anche queste.
La porta chiusa è quasi una piccola parabola a se stante, che ha nella gelida risposta dello sposo il suo commento interpretativo. Dietro quella porta sprangata, si celebra il banchetto nuziale, simbolo di gioia, d’intimità e di comunione, segno della salvezza messianica offerta ai fedeli, ai poveri, ai giusti.
Ma dietro quella porta bloccata, il volto di Cristo da sposo si trasforma in quello di giudice. Dio è misericordia ma anche giustizia. Aiuta ogni uomo ad arrivare in tempo per il banchetto nuziale, ma gli chiede anche la sua collaborazione.
Nessuno può presumere di restare ozioso o inerte. “Quel Dio che ha creato te senza di te, non salverà te senza di te”. Non si danno automatismi per la salvezza, è sempre necessaria la nostra libera collaborazione.
Carlo Caviglione