Pentecoste: mons. Muser (Bolzano), “la Chiesa deve conoscere e parlare tutte le lingue, deve far incontrare le persone oltre le frontiere”

“La Chiesa smette di essere Chiesa di Gesù Cristo se comincia a pensare e agire in modo nazionalistico, ristretto, esclusivo. Per dirla ancora una volta con l’immagine di Pentecoste: la Chiesa deve conoscere e parlare tutte le lingue. Deve collegare e far incontrare le persone oltre tutte le frontiere”. Lo ha affermato ieri il vescovo di Bolzano-Bressanone, mons. Ivo Muser, durante la messa che ha presieduto in occasione della Pentecoste.
Nell’omelia, il vescovo ha spiegato il senso dei questa solennità: è la festa della comprensione e comunione, rende l’umanità capace di una nuova comunicazione e si contrappone al caos e agli egoismi personali di Babele, dove gli uomini dimenticano il bene comune. “Se non sappiamo più parlare tra di noi – ha osservato –, se non sappiamo più capirci, allora ha vinto la Babele. Tra di noi aumenteranno la solitudine, l’incomprensione, l’emarginazione”. “Slogan come ‘prima noi’ e atteggiamenti da ‘noi siamo i migliori’ sono allo stesso tempo seducenti e distruttivi”, ha ammonito mons. Muser, evidenziando come la Pentecoste invece è il grande movimento contrario, “è la nascita della Chiesa, che partì da Gerusalemme per andare verso tutti i popoli e le culture. Un risveglio in tutto il mondo. Gli uomini si ascoltavano l’un l’altro e si capivano, malgrado lingue diverse. Perché lo spirito di Gesù tocca i cuori, supera barriere e confini”.
La Pentecoste chiama i fedeli impegnarsi “per costruire una comunità aperta, in cui creare speranza e trovare strade per dare un futuro nella famiglia, nel lavoro, nell’economia, nell’accoglienza, nella tutela del creato. Tanto più in una fase storica complicata come questa”. “Oggi – ha concluso il vescovo – la società ha bisogno di questa testimonianza di coerenza tra fede e vita”.

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