Esodo 22,21-27; Tessalonicesi 1,5c-10; Matteo 22,34-40
In un tempo di violenza e di terrorismo come il nostro, non è facile leggere e commentare il Vangelo di questa domenica, dove troviamo per due volte l’imperativo “amerai” prima riguardo a Dio e poi verso il prossimo.
UNA DOMANDA PER GESÙ. Ancora una volta i farisei si presentano a Gesù con una domanda: “Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?”. Gli interlocutori erano loro “maestri” nel classificare in ordine di importanza i precetti della Bibbia. Dai testi sacri ne avevano tratti ben seicentotredici, sulla cui gerarchia di valori i circoli dei dottori della legge discutevano pedantemente.
Era dunque abbastanza logico che, con qualche malizia, Gesù fosse interpellato in proposito. Lo chiamano, infatti, “maestro” riconoscendogli una qualche autorità in materia, anche se di fatto lo interpellano ma non lo seguono, gli riconoscono un prestigio che poi, loro per primi, cercheranno di demolire. L’occasione però è utile per una doverosa precisazione. Esiste infatti una gerarchia nei comandamenti, ai quali sovrasta l’amore a Dio e al prossimo. Questi sono al di sopra di tutti gli altri, anche perché senza l’amore, niente Ha valore davanti a Dio, che non vuole sacrifici ma misericordia.
PRIMA VERSO DIO. “Amerai il Signore Dio tuo, con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti”. Chiarezza solare. Ma come si fa ad amare Dio per primo e su tutte le altre cose? Significa orientare a lui tutta la nostra vita. Come diceva un santo: nulla al di sopra o al posto di Dio. Non è facile oggi in una società secolarizzata, nella quale non si coglie la presenza di Dio.
Nulla ci parla di lui nelle comunicazioni, in tv, nella stampa o in altri rapporti sociali. Dio è morto. Occorre fare uno sforzo per coglierne la presenza in mezzo a noi. Esiste questo pericolo anche per i cristiani. Se la fede non si alimenta, con la parola di Dio e la preghiera, rischia di affievolirsi il nostro rapporto con Dio. Un rapporto fatto di opere, poiché “chi mi ama ha detto Gesù stesso osserva i miei comandamenti”. E questo è il primo, l’amore verso di lui.
LEGGE E PROFETI. Gesù aggiunse per i suoi interlocutori: “Il secondo comandamento è simile al primo: amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti”. Dio e il prossimo. L’apostolo Giovanni aveva scritto: “Tu non puoi amare Dio che non vedi, se non ami il prossimo tuo che vedi”. Anche perché nei nostri fratelli, specialmente più poveri e bisognosi, noi siamo chiamati a vedere Cristo e a servirlo.
Il bene o il male ha detto l’avrete fatto a me. È indubbio che a livello di comunità cristiana si è diffuso, in questi ultimi anni, un lodevole impegno nelle opere di carità. In molte diocesi e parrocchie, le Caritas hanno saputo suscitare nuove energie per l’aiuto e l’assistenza ai malati o agli emarginati. Il comando del Signore deve impegnarci ogni giorno nel fare il bene per i nostri fratelli. Non solo i vicini, ma anche i più lontani da noi. Dove popoli interi vivono ancora nella miseria e nell’abbandono.
Carlo Caviglione