“Quanto abbiamo vissuto in questi ultimi tre mesi ha segnato profondamente la nostra vita e – vorrei dire – la nostra storia. Ho voluto raccomandare a tutti di non aver premura nell’archiviare come acqua passata quanto ci è accaduto. Non si tratta semplicemente di una brutta pagina da dimenticare presto”. Lo ha affermato questa mattina il vescovo di Brescia, mons. Pierantonio Tremolada, nell’omelia pronunciata nel corso della Messa crismale che ha presieduto in cattedrale alla presenza di circa 140 presbiteri e diaconi. “In queste lunghe settimane, nelle quali siamo stati investiti da un turbine inaspettato, si sono intrecciati paura e coraggio, disorientamento e determinazione, sofferenza e consolazione”, ha proseguito il vescovo, certo che “alla fine è stato l’amore generoso e creativo a lasciare l’impronta più forte”. “Ciò che più ricorderemo di questi giorni, sullo sfondo mesto dei lutti e dei contagi, sarà il tanto bene che si è compiuto: la vicinanza, la cura, la perseveranza, la passione, il senso di umanità, il sacrificio”, ha osservato mons. Tremolada, secondo cui “il futuro mostrerà se da questa prova saremo usciti più deboli o più forti”.
In questi mesi, ha rivelato il vescovo, “due sono le esperienze che mi hanno particolarmente colpito e che mi hanno portato a comprendere meglio la verità della vita nell’ottica della rivelazione di Dio”. “La prima – ha spiegato – è quella della fragilità dell’uomo, a fronte del suo illusorio senso di potenza; la seconda è quella del suo bisogno di comunione, a fronte della sua pericolosa tendenza a fare da sé”. “Ci siamo anzitutto e improvvisamente scoperti più deboli di quanto immaginavamo. Ci siamo resi conto, in modo traumatico, che non siamo padroni della realtà, che non la governiamo e neppure realmente la conosciamo”, ha rimarcato mons. Tremolada, per il quale “il mondo ha bisogno ora più che mai di una testimonianza di fede umile e tenace”. “Abbiamo poi capito in questi drammatici giorni – ha continuato il presule – che da soli non ce la si fa”. “Solidarietà, affetto, cura, rispetto, consolazione: sono queste le parole che ci vengono consegnate dalla memoria di questi giorni dolorosi, parole il cui significato ci è ora molto più chiaro”. “Occorre proseguire in questa direzione – l’esortazione del vescovo – e fare dell’esperienza di Chiesa il fulcro della nostra futura pastorale: una Chiesa che è comunità di fratelli e sorelle redenti nel sangue di Cristo”. Mons. Tremolada ha concluso con una preghiera al bresciano san Paolo VI, di cui oggi ricorre la memoria liturgica: al “nostro amato intercessore, affidiamo il nostro desiderio di percorrere la via che lui stesso ha percorso, facendo del suo ministero una luminosa e perenne testimonianza di bene”.