L’App Immuni è ormai pronta alla griglia di partenza. Sembra davvero questione di poche settimane e poi il software di contact tracing scelto dal governo italiano per tracciare i contagi da coronavirus in Italia e quindi tenere sotto controllo la curva dei malati e permetterci di convivere con il virus, sarà a disposizione dei cittadini. Dal 5 giugno, infatti, si inizierà la sperimentazione in tre Regioni: Liguria, Abruzzo e Puglia e poi, se tutto funzionerà bene, verso metà giugno ci sarà la partenza a livello nazionale.
Per coglierne il significato abbiamo sentito l’avvocato Fabrizio Urbani Neri, uno dei componenti della Commissione Covid-19 al ministero dell’Innovazione tecnologica che ha avuto la responsabilità di definire le caratteristiche dell’App ed esprimere una prima valutazione.
“L’App non sarà la panacea di tutti i mali – spiega Urbani Neri, che è anche avvocato dello Stato presso l’Avvocatura generale -, ma sarà importante per tutelare la salute dei cittadini dentro un quadro complessivo di interventi che prevede tra gli altri i tamponi, i test sierologici, la quarantena”.
Quali sono stati i principi di riferimento che vi hanno guidato nella valutazione dell’App Immuni?
I riferimenti valoriali che ci hanno guidato nella nostra considerazione dell’App di tracciamento sono stati tre: la tutela della libertà del singolo, la privacy a partire dalle raccomandazione europee e il principio solidaristico.
Partiamo dalla libertà personale, come viene garantita?
La scelta fondamentale è il carattere volontaristico: il software di tracciamento sarà utilizzato solo da chi lo vorrà e sarà gratis.
Non sarà obbligatorio né scaricarla, né usarla.
L’altro principio rispetto al quale in molti esprimono preoccupazioni, è quello della privacy. Siamo sicuri che questa sarà garantita?
Molte scelte tecniche sono state ispirate proprio da questa preoccupazione. È stato quindi escluso qualsiasi sistema Gps, cioè qualsiasi sistema di geolocalizzazione e si è preferito il bluetooth che è meno invasivo dal punto di vista del tracciamento dei dati personali, inoltre il dato viaggerà con un proprio ID, preferito all’IP (dove l’identificativo personale è mascherato da un codice alfanumerico che rende il dato anonimo).
Che significato ha il principio solidaristico?
Alla base c’è la centralità della persona e del suo rispetto (in questa direzione vanno anche le scelte con riferimento al rispetto della libertà personale e della privacy), persona che viene valorizzata come parte di una comunità. La logica che anima Immuni è che io posso dare un contributo alla salute degli altri, salute intesa non solo come bene personale ma come bene comune. La scelta di scaricare l’app ha dunque una forte valenza etica perché esprime una preoccupazione per sé stessi e per gli altri. Io rinuncio a un pezzetto della mia privacy per il bene degli altri. Questo approccio si basa su una logica di senso di appartenenza a una comunità e a una logica di reciproco scambio.
L’App Immuni diventa, in tale prospettiva, un modo per dare concretezza al principio che tante volte in queste settimane abbiamo sentito del “Non ci si salva da soli”?
Esattamente: io rinuncio a un po’ di libertà individuale per un valore solidaristico, per una attenzione agli altri. L’App che potremo scaricare sul nostro cellulare promuove, da questo punto di vista, gesti di carattere comunitario e ha in sé, come stimolo all’adesione, un incentivo di carattere culturale.
L’app inoltre consentirà lo sviluppo della telemedicina. Nel caso una persona risulti positiva questo software gli permetterà di essere curata a casa.
Per essere utile in quanti dovranno scaricare questo software?
Un recente studio afferma che per essere funzionale dovrà essere scelto dal 60 per cento dei cittadini. Il Governo ha già detto che ritiene un buon risultato l’adesione del 25-30% dei cittadini.