Domenica 15 maggio 2005

Atti 2,1-11; 1 Corinzi 12,3-7: 12-13; Giovanni 20,19-23. Questa festività prende nome da un numero greco, che significa cinquanta. Segna la distanza tra la Pasqua e la festa dello Spirito Santo, la Pentecoste appunto. L’antifona che precede il Vangelo è una invocazione: “Vieni Santo Spirito, riempi il cuore dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore”. VENTO E FUOCO. Lo Spirito Santo, promesso da Gesù ai suoi discepoli, si manifestò come un vento impetuoso e con lingue di fuoco. La nascita di Gesù a Betlemme era avvenuta nel silenzio e nel nascondimento. Lo Spirito invece vuol essere conosciuto da tutti, poiché la sua presenza sarà ormai permanente e agirà per sempre nella Chiesa. Primo segno di quella presenza è stata la facoltà, data agli apostoli, di parlare lingue diverse, ed essere compresi da tutti i presenti sulla piazza di Gerusalemme. Un fatto impressionante, poiché in città, in occasione della festa vi erano pellegrini provenienti da varie nazioni. Un segno, ma anche una profezia. Quei pochi e paurosi discepoli avrebbero infatti ricevuto la missione di “ammaestrare tutte le nazioni”, sino ai confini del mondo. La lingua, per quel tempo, sarebbe stato l’unico strumento di comunicazione. Come si vede, la Chiesa nasce come “comunicatrice”. Il suo compito è l’annuncio del Vangelo a tutte le genti, nella loro lingua e nel loro paese. In quel giorno sarebbe stato arduo pensare che più di duemila anni dopo, 115 successori degli apostoli sarebbero giunti dai cinque Continenti per eleggere il successore di Pietro. Come i pellegrini di Gerusalemme, anche quelli giunti in piazza San Pietro “rimasero stupefatti” di tanta universalità della Chiesa, che Benedetto XVI ha descritto come “viva e giovane”. UN SOLO CORPO. Con la venuta dello Spirito è nata la Chiesa, che Paolo definisce il Corpo di Cristo. Il Cristo “totale” nel quale Gesù è il Capo, i credenti ne sono le membra. “Infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo”. Indubbiamente siamo in presenza di una realtà meravigliosa, esaltante. Non c’è più distinzione tra Cristo e i cristiani, nati alla vita nuova nel battesimo e alimentata dalla fede. Una verità che il Concilio Vaticano II ha posto in particolare evidenza, per riaffermare la dignità dei laici, ai quali è partecipato lo Spirito per una “diversità di ministeri”. Si dimentica ancora troppo spesso che i cristiani laici hanno nella Chiesa una loro specifica funzione: quella di costruire attraverso il loro impegno civile e sociale, una società più conforme al progetto di Dio. “A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito, per l’utilità comune”. Si tratta dunque di doni (carismi) che devono giovare a tutti, alla Chiesa e al mondo. IO MANDO VOI. Che la Chiesa sia la continuazione di Cristo nel mondo è garantito dalle stesse parole di Gesù ai suoi discepoli, dopo la risurrezione. Dopo aver loro assicurato la pace e la presenza dello Spirito Santo, disse: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi!”. La stessa origine e natura della missione, voluta dal Padre. Ora questi poveri uomini avranno gli stessi poteri spirituali. Una responsabilità enorme, che comprende, in forza dello Spirito Santo, il potere di rimettere i peccati. Come a dire che per avere la pace, il primo ostacolo da rimuovere sono i peccati. È stato detto da Paolo VI che non c’è pace senza giustizia, senza realizzare tra gli uomini quelle condizioni nelle quali ci si possa riconoscere come fratelli. Tutti siamo chiamati ad operare in questa direzione, specialmente i cristiani. Bisogna ancora eliminare le ingiustizie, le violenze, le discriminazioni, le malattie e le guerre. È la condizione per avere la pace. Anche per questo Gesù ha voluto la sua Chiesa “luce delle nazioni”. E ha detto: “Io mando voi!”. Carlo Caviglione