Nel tempo segnato dal Covid-19, “le strutture che accolgono gli ‘esseri in fuga’, i tossicodipendenti, i malati psichiatrici, gli scarti, sono rimaste invisibili. Periferie troppo lontane dai riflettori”. E così “le comunità terapeutiche sono state ignorate dalle strategie nazionali, dimenticate”. La denuncia è contenuta in una lettera aperta a firma di Biagio Sciortino, presidente nazionale di Intercear-Rete dei coordinamenti regionali degli enti accreditati per le dipendenze, Luciano Squillaci, presidente nazionale della Fict (Federazione italiana comunità terapeutiche), e padre Salvatore Lo Bue, presidente della Casa dei Giovani (Bagheria).
In queste strutture, evidenziano i tre firmatari della lettera, “si è capito subito che non bastava limitarsi a fare delle richieste ad autorità superiori, ma bisognava rimboccarsi le maniche e operare autonomamente delle scelte per salvaguardare i propri ragazzi”: così “l’isolamento è stato scelto prim’ancora che baluginasse alla mente degli esperti nazionali”. Grazie a questa decisione “in parecchie centinaia di comunità terapeutiche italiane non si sono registrati moltissimi casi di positività al Covid-19 e non perché, come dice qualcuno, i tossicodipendenti sono immuni al coronavirus: al contrario l’uso di droghe abbassa le difese immunitarie”.
Nel momento in cui si comincia a profilare la possibilità di una normalizzazione che vede riprendere i contatti con il contesto sociale e familiare, prosegue la lettera, “abbiamo ritenuto opportuno cercare con più forza e avere maggiori garanzie perché le relazioni umane dei nostri giovani avvengano in totale sicurezza”, ma “non abbiamo ancora avuto risposte alle domande rivolte alla Presidenza del Consiglio e al ministro della Sanità”. Insomma, “ignorati…”.