“Soprattutto nel tempo in cui viviamo, non si tratta di inventare percorsi di addestramento ‘dedicati’, di creare mondi paralleli, di costruire bolle mediatiche in cui far riecheggiare i propri slogan, le proprie dichiarazioni d’intenti, ridotte a rassicuranti ‘nominalismi dichiarazionisti’”. Ne è convinto il Papa, che nel messaggio indirizzato alle Pontificie Opere Missionarie (Pom) fa notare come nella Chiesa “c’è chi continua a far riecheggiare con enfasi lo slogan ‘È l’ora dei laici!’, ma intanto l’orologio sembra essersi fermato”. Missione, invece, è ascoltare il “sensus fidei” del “santo popolo di Dio radunato e unto dal Signore”, che “in virtù di questa unzione è reso infallibile ‘in credendo’, come insegna la Tradizione della Chiesa”. Ogni slancio missionario, se è mosso dallo Spirito Santo, manifesta, inoltre, “la predilezione per i poveri e i piccoli come segno e riflesso della preferenza del Signore verso di loro”. “Le persone coinvolte direttamente in iniziative e strutture missionarie della Chiesa non dovrebbero mai giustificare la loro disattenzione verso i poveri con la scusa – molto usata in certi ambienti ecclesiastici – di dover concentrare le proprie energie su incombenze prioritarie per la missione”, il monito di Francesco: “La predilezione per i poveri non è per la Chiesa un’opzione facoltativa”. “Ci sono nella Chiesa tante situazioni in cui il primato della grazia rimane solo come un postulato teorico, una formula astratta”, l’analisi del Papa: “Succede che tante iniziative e organismi legati alla Chiesa, invece di lasciar trasparire l’operare dello Spirito Santo, finiscono per attestare solo la propria autoreferenzialità. Tanti apparati ecclesiastici, ad ogni livello, sembrano risucchiati dall’ossessione di promuovere sé stessi e le proprie iniziative. Come se fosse quello l’obiettivo e l’orizzonte della loro missione”.